"Arritiratev subito o ricoveratevi...": che guappo, signori

Il segno dei tempi che viviamo

arritiratev subito o ricoveratevi che guappo signori
Benevento.  

Guardo da un balcone, la scena si svolge dinanzi ai miei occhi. Viale Mellusi, qualche giorno fa. Un tizio con una sorta di fuoristrada parcheggia sulle strisce blu, non gli importa un fico secco che le ruote anteriori invadano per un bel pezzo lo stallo immediatamente successivo, riservato alla sosta degli invalidi. E' quello nel quale sta cercando di fermare la sua Seicento una coppia di anziani.

Lui è al volante, è impegnato in una retromarcia che interrompe quando si rende conto della presenza dell'invasore. Sistema il cambio nella posizione folle, per non spegnere il motore, scende e cerca di far valere le proprie ragioni con l'automobilista a dir poco indisciplinato.

A proposito, non l'ho visto dirigersi al parchimetro per versare il dovuto: magari mi sbaglio, ma non ci giurerei. Arriva il bello, si fa per dire. Riesco ad ascoltare abbastanza nitidamente il colloquio che segue. Il pensionato prova a convincerlo che deve spostare all'indietro la sua vettura o cercare un'altra soluzione, ma il 'nostro campione', infischiandosene di trovarsi di fronte un uomo in là con gli anni, ribatte a muso duro al poverino, che cerca di replicare mentre la moglie prova a farlo desistere.

I toni assumono tratti concitati, fino a quando lui, il proprietario di quel mezzo che lì proprio non può essere lasciato, sbotta. E se la prende con entrambi i coniugi. Zero freno inibitori. "Tornate a casa o ricoveratevi" (“Arritiratev, avete capito o no? Oppure ricoveratev là e non mi rompete...)”, aggiunge con fare da guappo. E, alzando un braccio, indica la vicina clinica Santa Rita. I poverini restano di stucco, vanno via. Non oso immaginare l'amarezza che avranno provato sentendosi trattati in quella maniera.

Uno spettacolo indecoroso, senza alcun dubbio, che ho raccontato non per indulgere alla retorica. Ma perchè è purtroppo il segno di tempi nei quali episodi simili non rappresentano una eccezione. Tempi nei quali la buona educazione, l'osservanza delle regole e la tolleranza sono sempre merce più rara. Non solo nei confronti degli anziani, ma anche di coloro che vivono una condizione di disabilità e di emarginazione.

L'idea dominante è che l'esibizione della forza, praticata non solo al cospetto di quanti riteniamo più deboli, rappresenti ormai la matrice fondamentale della propria vita. Quella di certi piccoli esseri parlanti che deambulano alla ricerca di un'occasione utile a dimostrare la loro esistenza, convinti che in questo modo potranno scacciare, almeno per qualche minuto, quella insulsa mediocrità che impedisce loro di riconoscere l'altro e di portargli rispetto.