"Usura bancaria", come nel gioco dell'oca: tutta indietro per vertici Unicredit

Ventiquattro persone, si torna dal Gip dopo la pronuncia della Cassazione

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La Suprema Corte ha annullato per abnormità l'ordinanza con la quale era stata disposta l'imputazione coatta

Benevento.  

Tutta indietro. Fino ad una nuova camera di consiglio da fissare dinanzi ad un Gip che dovrà essere individuato dal presidente del Tribunale, al quale gli atti sono stati trasmessi. L'ha deciso il gup Gelsomina Palmieri dopo aver preso atto della sentenza con la quale ad agosto la Cassazione ha annullato l'ordinanza con cui il giudice Loredana Camerlengo, nel novembre del 2019, aveva respinto la richiesta di archiviazione della Procura e disposto l'imputazione coatta per ventiquattro persone (una venticinquesima è deceduta) -sono difese, tra gli altri, dagli avvocati Angelo Leone, Raffaele Scarinzi, Massimiliano Iovino e Marika Santoro - in un'indagine in materia di usura bancaria.

Si tratta dei vertici dell'Unicredit- amministratori e membri del Cda- e dei direttori della filiale di Benevento, tirati in ballo, a vario titolo, da una inchiesta del sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosa e della guardia di finanza avviata dopo la denuncia nel 2016 di un commerciante beneventano, assistito dall'avvocato Franco Errico.

Secondo l'accusa, tra il 2005 ed il 2012 sarebbero stati applicati ad alcuni conti correnti che aveva acceso presso la filiale dell'allora Banca di Roma, oggi Unicredit, tassi superiori a quelli previsti. Tutto ciò si sarebbe verificato nel corso dello svolgimento del rapporto, e precisamente dal quarto trimestre 2005 al terzo trimestre del 2012. In ballo, secondo il consulente del denunciante, ci sarebbe la somma di 300mila euro.

Una pronuncia, quella della Suprema Corte, che ha ovviamente pesato sull'esito dell'udienza preliminare di questa mattina, conclusa anche con lo stralcio di cinque posizioni, per un problema di notifiche, che dovranno essere vagliate a giugno, prima di essere riunite alle altre.

Alla Cassazione avevano fatto ricorso, tra gli altri, Dieter Rampl, presidente del Cda fino all'11 maggio del 2012, il suo successore Giuseppe Vita, Alessandro Profumo, amministratore delegato fino al 30 settembre del 2010, quando gli era subentrato Federico Ghizzoni, tutti di Milano. Attraverso i loro legali avevano chiesto l'annullamento dell'ordinanza per la sua abnormità, con l'imputazione coatta “disposta nei confronti di persone non ancora iscritte nel registro degli indagati”.

Avevano ricordato che “il procedimento penale era stato iscritto nei confronti di Unicredit s.p.a. quale soggetto sottoposto a indagini; che il Pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione nei confronti di tale istituto di credito; la persona offesa si era opposta alla richiesta di archiviazione e il Gip, conseguentemente, aveva fissato la prevista udienza, dandone comunicazione alla sola Banca iscritta nel registro degli indagati; e che all'esito dell'udienza così fissata e comunicata, il Gip disponeva l'imputazione coatta nei confronti dei soggetti individuati dal Consulente nominato dal Pubblico ministero a pagina 32 dell'elaborato del 29 novembre 2014”. Mentre – secondo i ricorrenti - “avrebbe potuto -al più- disporne l'iscrizione nominativa nel registro degli indagati”.