Bonifica della discarica di Puglianello, cinque indagati: ecco chi sono

Ipotizzati la truffa e il falso. Sequestro di beni preventivo per 757mila euro

bonifica della discarica di puglianello cinque indagati ecco chi sono

Inchiesta del pm Sansobrino e dei carabinieri forestali

Puglianello.  

Cinque misure interdittive sono state applicate dal gip Gelsomina Palmieri, su richiesta del sostituto procuratore Francesco Sansobrino, in una inchiesta dei carabinieri forestali sui lavori di bonifica e messa in sicurezza permanente della ex discarica comunale Rsu alla località Marrucaro di Puglianello, finanziati con fondi della Regione Campania di derivazione europea.

La sospensione per 12 mesi dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio è stata disposta per Domenico Giacomo Battaglino, dipendente comunale e direttore dei lavori, mentre il divieto temporane per 12 mesi di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese è stato deciso per Umberto D'Amelio, Francesco Martello, di Napoli, e Guido Crispo, di Acerra: il primo è amministratore unico dell'impresa che ha effettuato l'intervento, il secondo il direttore tecnico e di cantiere della stessa azienda, mentre l'ultimo è amministratore di una società che si è occupata del trasporto di rifiuti.

Infine. divieto temporaneo per 12 mesi di esercitare l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per Italo Santangelo, capo cantiere dell'impresa esecutrice.

Per gli indagati, difesi, tra gli altri, dagli avvocati Angelo Leone e Filippo Liguori, le ipotesi di reato, a vario titolo, di truffa aggravata e falso ideologico in atto pubblico. Eseguito anche un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, per un importo complessivo di 757mila euro anche a carico di tre società

In una nota il procuratore Aldo Policastro spiega che “l’attività investigativa finora svolta -nata a seguito di una informativa redatta da personale del Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale, in virtù di Protocollo stipulato con la Procura di Benevento nel 2017, poi proseguita con il decisivo apporto degli accertamenti tecnici, ripetibili e irripetibili, compiuti dal C.T. e dalle attività investigative e di sopralluogo dei militari del NIPAAF intervenuti”- avrebbe consentito di “acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un complesso meccanismo artificioso” che sarebbe stato ideato ed eseguito dagli indagati, finalizzato a far figurare falsamente in atti pubblici l’escavazione, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti interrati in discarica per un quantitativo nettamente superiore rispetto alla reale consistenza in sito, e comunque rispetto a quelli effettivamente scavati, trasportati e conferiti in impianto”.

Per ricostruire il quantitativo effettivamente smaltito, “durante le indagini sono state effettuate operazioni di pesata, anche in contraddittorio con gli indagati, di campioni di rifiuti ancora presenti in discarica, da cui risultava un peso specifico completamente differente da quello evincibile dagli atti pubblici. Oltre a tale dato scientifico, fondamentali per le indagini sono stati gli accertamenti tecnici sui sistemi satellitari di movimentazione dei mezzi destinati al trasporto dei rifiuti: in particolare, l’analisi e la comparazione dei dati del GPS montato su uno degli autocarri adibiti al trasporto dei rifiuti con la documentazione cartacea di trasporto (Formulario Identificativo del Rifiuto) è emerso infatti che un gran numero di trasporti per lo smaltimento dei rifiuti non è mai stato effettuato, in quanto il veicolo indicato sui formulari si trovava, nelle ore e date indicate, in altro luogo ovvero era fermo. E ciò con un meccanismo ripetitivo, volto a far figurare, per ogni giorno lavorativo (in cui venivano effettuati due o tre trasporti dalla discarica), un viaggio in realtà mai effettuato”.

In tal modo, “negli stati di avanzamento dei lavori veniva poi rappresentata, con riferimento all’estrazione e allo smaltimento dei rifiuti, una maggiore quantità rispetto a quella effettivamente conferita nei vari impianti di destinazione, così ottenendo indebitamente i relativi oneri di smaltimento, retribuiti in base a quanto attestato”.