Omicidio Rosiello e latitanza di Paolo Messina, una condanna per favoreggiamento

Rito abbreviato: 10 mesi, pena sospesa, per una 34enne

omicidio rosiello e latitanza di paolo messina una condanna per favoreggiamento
Benevento.  

Il pm Patrizia Filomena Rosa aveva chiesto la condanna a 2 anni, ma il gup Gelsomina Palmieri ne ha deciso l'assoluzione, per non aver commesso il fatto, dalle accuse di minaccia aggravata al Corpo giudiziario, procurato allarme all’Autorità e interruzione di pubblico servizio, ed ha fissato in 10 mesi la pena, sospesa, per favoreggiamento personale e sostituzione di persona. E' la sentenza pronunciata al termine del rito abbreviato a carico di Veronica Guizzardi, 34 anni, di Benevento.

Difesa dall'avvocato Aldo Mirante, che ovviamente proporrà appello, era stata chiamata in causa dalle indagini della Squadra mobile su quanto accaduto il 20 dicembre 2016 al palazzo di giustizia sannita, teatro, nel giro di alcune ore, di un doppio allarme. Il primo era scattato in mattinata, quando una telefonata al 112 aveva segnalato la presenza di una bomba.

Le verifiche delle forze dell'ordine avevano però dato esito negativo, consentendo ad impiegati, avvocati e magistrati di rientrare nuovamente in Tribunale e riprendere le loro attività. Nel pomeriggio, però, un ulteriore allarme era stato lanciato dalle addette alle pulizie, una delle quali aveva rinvenuto, dietro un gabinetto nei bagni del primo piano, un tubo di cartone riempito con della terra – a mo' di candelotto di dinamite - e sigillato con nastro per imballaggi, di colore marrone, e fissato da alcuni fili ad un condensatore. Un falso ordigno, per fortuna.

Quel giorno era in programma il processo a carico di Paolo Messina (avvocato Angelo Leone), 38 anni, di Benevento, imprenditore termoidraulico, imputato del delitto, peraltro confessato, di Antonello Rosiello, 41 anni, anch'egli della città e imprenditore, ma nel settore della pasta, ammazzato a colpi di pistola in via Pisacane, al rione Libertà, nelle prime ore del 25 novembre 2013. L'udienza, regolarmente celebrata, era stata riservata all'esame dell'imputato, che dieci mesi più tardi – il 31 ottobre 2017 – sarebbe stato condannato dalla Corte di assise, per omicidio volontario, a 25 anni, una pena ridotta in appello nel gennaio del 2019 a 22 anni e 6 mesi, diventata definitiva nel novembre del 2020.

Secondo gli inquirenti, il cellulare dal quale un “ignoto interlocutore” aveva fatto partire la telefonata ai carabinieri sarebbe stato “nella disponibilità” dell'allora 32enne, “che intratteneva una relazione sentimentale con Messina”. Un gesto che nelle intenzioni avrebbe dovuto evitare, quel giorno, lo svolgimento del processo nei suoi confronti. Non era invece andata così. Una vicenda per la quale, come detto, Guizzardi è stata assolta.

Le altre imputazioni erano invece relative al lavoro investigativo curato dalla Mobile sulla latitanza di Paolo Messina. Che, arrestato dopo l'omicidio, era tornato in libertà, nel gennaio 2015, per decorrenza dei termini, ma non era stato presente alla lettura del dispositivo della sentenza di primo grado. Era infatti fuggito in Croazia, dove era arrivato dopo un viaggio in moto di 1600 chilometri, e dove la stessa Squadra mobile lo aveva scovato a distanza di ventiquattro giorni. A gennaio 2018 la sua estradizione in Italia, l'arresto ed il trasferimento in carcere.

Gli uomini della Mobile avevano accertato l'esistenza del legame tra Messina e la donna e avevano rintracciato l'allora 35enne anche grazie a due schede sim 'dedicate' che sarebbero state adoperate per i colloqui telefonici tra i due. Due schede che Guizzardi avrebbe procurato, “intestate a due minori completamente estranei ai fatti”, i cui documenti d'identità sarebbero stati usati fraudolentemente. All'imputata, infine, era stato contestato anche “il tentativo di recuperare una cospicua somma di denaro dovuta da un creditore al Messina, che doveva a questi servire per affrontare la prosecuzione della latitanza”.