Mezzi e attrezzature inviati in Iraq, è arrivato l'Isis e abbiamo perso tutto

La difesa di Rocco Laganaro, 53 anni, residente a Benevento: "Lavoro come operaio in Veneto"

mezzi e attrezzature inviati in iraq e arrivato l isis e abbiamo perso tutto

L'indagato per bancarotta ha precisato che la spedizione in Medio Oriente, dove avevano avuto una commessa, era avvenuta regolarmente, con bolle doganali e documenti di trasporto. "Nessuna sottrazione di beni"

Benevento.  

Alla fine del 2013 avevamo avuto una commessa in Iraq, per questo era stata costituita una branca della società per la costruzione di serbatoi di petrolio, gas e benzina. Una società alla quale avevamo affidato camion ed attrezzature, inviati in Medio Oriente con tanto di bolle doganali e documenti di trasporto. Un'avventura naufragata con l'arrivo dell'Isis: siamo scappati ed abbiamo perso tutto. E dal 2014 la ditta che a San Giorgio del Sannio si occupava di carpenteria metallica non era stata più operativa.

Assistito dagli avvocati Sergio Rando e Carmen Esposito, si è difeso così, respingendo ogni addebito, Rocco Laganaro, 53 anni, residente a Benevento, colpito dall'obbligo di firma e dal divieto per un anno ad esercitare imprese o ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche disposti a suo carico dal gip Pietro Vinetti. Da quest'anno lavoro come operaio in un'azienda veneta, ha proseguito l'indagato, che ha poi precisato che la ditta sannita non si era inserita nel fallimento di un'altra impresa dalla quale vantava un credito perchè, a sentire il suo legale, altro non era che una scatola vuota.

A Laganaro è stata contestata un'ipotesi di bancarotta fraudolenta in una inchiesta della guardia di finanza avviata dopo il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Benevento nel gennaio del 2021, della società con sede a San Giorgio del Sannio – lui è indicato come amministratore di fatto -, con un passivo accertato pari a circa 1 milione e 100mila euro.

Un'inchiesta nella quale è stata tirata in ballo, a piede libero, anche una 52enne di San Giorgio del Sannio, legale rappresentante della stessa impresa, e che ritiene di aver ricostruito presunte “condotte pregiudizievoli per il patrimonio della società e dei suoi creditori”. Come “la costituzione di una società di diritto estero per la costruzione di serbatoi di petrolio, gas e benzina in Medio Oriente”: una operazione che, secondo gli inquirenti, avrebbe provocato la “sottrazione alla società fallita di attrezzature e beni aziendali per un valore di circa 300mila euro”. La difesa ha chiesto la revoca delle misure, il prossimo passo è il ricorso al Riesame.