'S. Filippo Neri', "peculato": a giudizio il presidente del Cda e il segretario

Benevento. A settembre il processo per Antonio Caroscio e Gaetano Penta

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Nel mirino la somma di 428mila euro

Benevento.  

 

Rinviate a giudizio dal gup Loredana Camerlengo, come chiesto dal pm Maria Gabriella Di Lauro, le due persone coinvolte nell'inchiesta della guardia di finanza sulla gestione dell'Ente morale San Filippo Neri.

Dovranno affrontare il processo, che inizierà il 29 settembre dinanzi al collegio presieduto da Sergio Pezza, l'avvocato Antonio Caroscio (avvocati Antonio Leone e Camillo Cancellario), 79 anni, e Gaetano Penta (avvocato Rino Caputo), 59 anni, di Benevento, chiamati in causa, rispettivamente, come presidente del Consiglio di amministrazione- dal gennaio del 2008 al novembre del 2017, quando, su richiesta del sindaco Mastella, aveva rassegnato le dimissioni, al pari dei membri del Cda – e segretario contabile.

Per entrambi l'accusa di peculato, prospettata per fatti che vanno dal settembre del 2009 al dicembre del 2017: un lasso di tempo nel corso del quale si sarebbero appropriati indebitamente di poco più di 428mila euro (“Penta limitatamente alla somma di 264mila euro”).

Come più volte ricordato, l'attenzione è stata puntata, in particolare, su 163.785 euro che, riscossi a titolo di rette pagate per la scuola materna Cifaldi, non sarebbero mai confluiti nelle casse dell'Ente, e su 264.649 euro: una somma la cui presunta “fuoriuscita” dalle casse dell'Ente sarebbe avvenuta a mezzo di “prelievi in contanti da parte di Caroscio e a mezzo di assegni/bonifici destinati a Penta, comprovando tali movimentazioni attraverso documenti giustificativi a tal fine, ovvero fatture emesse per operazioni inesistenti ovvero ancora transazioni per presunte retribuzioni a Penta, e comunque mediante una tenuta della contabilità visibilmente carente e irregolare, sostanzialmente volta da un lato a non consentire la ricostruzione e la tracciabilità delle entrate e dell uscite e dall'altro costruita per giustificare uscite di denaro, ovvero destinando parte delle somme per esigenze e spese del tutto personali e non compatibili con le finalità istituzionali dell'Ente”.

Si tratta di una inchiesta che nel dicembre del 2020 era sfociata nel sequestro preventivo, poi confermato dal Riesame, di un appartamento, un conto corrente ed un libretto postale con le relative giacenze, per un valore di oltre 428mila euro, ordinato dal gip Gelsomina Palmieri, che aveva invece detto no agli arresti domiciliari, a carico di Caroscio, che nel 2017 aveva subito una perquisizione disposta in un'attività investigativa supportata da una consulenza curata dalla dottoressa Stefania Viscione.

Il 'San Filippo Neri' si è costituito parte civile con l'avvocato Luca Russo.