Una vicenda con un movente che il pm Licia Fabrizi aveva definito “banale”. Nata da un suggerimento: restituire un orologio “sottratto per errore”, o perso, durante una lite, accompagnando il gesto con un cestino di salumi.
Una storia poi degenerata nelle torture di cui sarebbero rimasti vittime tre giovani sanleuciani, che questo pomeriggio ha vissuto l'epilogo giudiziario di primo grado con la condanna decisa dal Tribunale per le tre persone di Benevento chiamate in causa dalle indagini dei carabinieri dirette dal sostituto procuratore Giulio Barbato, racchiuse nelle accuse a vario titolo di tortura aggravata dalle lesioni , sequestro di persona, rapina e tentata rapina.
In particolare, il collegio giudicante (presidente Rotili, a latere Murgo e Monaco) ha inflitto, esclusa la recidiva, 9 anni e 5 mesi e 7mila euro di multa ad Antonio Barone, 49 anni, 8 anni e 6mila euro di multa al figlio, Vincenzo Cinque, 26 anni- per entrambi l'avvocato Antonio Leone - e ad Emanuele Ucci (avvocato Luca Russo), 24 anni. Per tutti il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle tre parti civili ed il pagamento di una provvisionale di 5mila euro per ciascuna di esse.
Le richieste del Pm e dei legali di parte civile
Il Pm aveva proposto 14 anni e 2 mesi per Barone, 9 anni e 2 mesi per Cinque ed Ucci, per i quali gli avvocati Fabio Russo, Nazzareno Fiorenza e Luca Cavuoto, per leparti civili – un 21enne, un 20enne ed un minore all'epoca dei fatti-, avevano sollecitato la dichiarazione di responsabilità.
Le difese
Dal canto loro, i difensori avevano provato a smontare la ricostruzione della Procura, offrendo più di un elemento di dubbio e proponendo l'assoluzione dei loro assistiti e la derubricazione delle torture nell'addebito di lesioni aggravate. Poco dopo le 16 la lettura del dispositivo della sentenza - le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni-, ascoltare in aula dai familiari degli imputati.
Le tappe
Tutto sarebbe iniziato nella tarda serata del 17 dicembre 2023, quando, su consiglio di un amico, i tre sanleuciani si erano recati presso l'abitazione di Barone a Benevento per restituire l'orologio e fare pace dopo un diverbio scoppiato due sere prima, in un locale a Pietrelcina, con il figlio, portando anche un cestino di salumi: un regalo da offrire come segno di cortesia.
Quando il 20enne ed il 19enne (all'epoca) – il 16enne, rimasto in macchina era poi stato 'invitato a raggiungerli- , erano entrati nell'appartamento, di cui sarebbe stata chiusa la porta a chiave, le cose sarebbero però andate diversamente, perchè al 20enne, accusato del furto dell'orologio di colui con il quale si sarebbe scontrato, sarebbe stata chiesta una somma di denaro come risarcimento. Dopo un tentativo di prelievo attraverso l'App del cellulare, il 20enne, mentre l'altro sarebbe rimasto in ostaggio nell'abitazione, avrebbe provato a fare l'operazione prima a Benevento, poi presso uno sportello a San Giorgio del Sannio, riuscendo a consegnare 250 euro.
Era stato lungo il rientro in città che i carabinieri avevano bloccato la macchina, notando il 20enne che presentava segni di violenza sul volto, con Ucci e Ludovico Lepore (avvocato Fabio Ficedolo), 54 anni – quest'ultimo è già stato condannato con rito abbreviato a 8 anni, 10 mesi e 20 gioni-, che avevano sostenuto di essere andati a prenderlo dopo una rissa.
Da qui un'attività investigativa che avrebbe permesso di ricostruire cosa si sarebbe verificato nella notte tra 17 ed il 18 dicembre nella casa di Barone, dove il 20enne ed il 19enne– al minore era stata data la possibilità di andar via -sarebbero stati sequestrati per diverse ore , percossi e torturati, anche con l’uso di armi, tra cui coltelli ed un manganello.
Sarebbero stati sottoposti ad un trattamento “degradante per la loro dignità”, con calci alla testa, con le sedie e il manganello, sarebbero stati colpiti con il coltello e costretti a pulire il loro sangue ripetutamente. Li avrebbero minacciati, simulando di bucare loro le mani. Uno dei giovani aveva perso anche conoscenza, appena si era ripreso gli avrebbero ordinato “di muoversi carponi sul pavimento e di emettere i versi di un cane”.
A causa dei calci ricevuio, gli avrebbero provocato “una defecazione spontanea, costringendolo poi a stare sul balcone per il cattivo odore che emanava”. Accuse che alcuni degli allora indagati avevano respinto durante l'interrogatorio successivo all'esecuzione, a marzo 2024, di una ordinanza di custodia cautelare.
