E' originario di Benevento, dove è nato nel 1953, l'ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, finito nell'occhio del ciclone per l'inchiesta della Procura di Brescia che in un decreto di perquisizione ha ipotizzato a suo carico una presunta corrzuione in atti giudiziari per l'indagine sull'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco.
Venditti ha costruito la sua carriera tra sedi cruciali della giustizia italiana. Dopo gli esordi, ha lavorato presso la Direzione distrettuale antimafia, con incarichi a Milano e Reggio Calabria. Nel 2010 ha assunto la funzione di procuratore aggiunto a Pavia, ruolo che lo ha posto al centro di indagini ad alto impatto mediatico. Tra queste, oltre al caso Garlasco, si ricordano il sequestro del piccolo Eitan e inchieste locali su appalti e pubbliche amministrazioni. Nel luglio 2023 è andato in pensione, lasciando la magistratura dopo oltre quarant'anni di servizio Poi la nomina a presidente del Consiglio di amministrazione del Casinò di Campione d'Italia, incarico che ricopre tuttora.
Secondo i magistrati bresciani, Venditti, ch In due diverse occasioni, nel 2017 e nel 2020, chiese e ottenne l'archiviazione della posizione di Andrea Sempio, vicino di casa della vittima indicato da alcuni come possibile autore alternativo del delitto per il quale è stato condanato in via efintiva Alberto Stasi.
Secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto somme di denaro per favorire l'archiviazione delle indagini a carico di Sempio. Le perquisizioni hanno riguardato le abitazioni dell'ex procuratore a Pavia, Genova e Campione, oltre a quelle dei familiari del sospettato e di due ex carabinieri. Gli inquirenti fanno riferimento a un appunto rinvenuto in casa di Sempio, con la scritta "Venditti / gip archivia X 20-30 euro", interpretato come indizio di un pagamento illecito. A sostegno delle accuse vi sarebbero anche "movimentazioni bancarie anomale" della famiglia Sempio rilevate dalle Fiamme Gialle.
Venditti, tramite il suo legale, respinge ora ogni addebito e ribadisce di aver sempre agito nel pieno rispetto della legge. Secondo la difesa, le decisioni adottate nel procedimento Garlasco si basavano esclusivamente su valutazioni giuridiche e sulla ritenuta inutilizzabilità di alcune prove scientifiche.
