Centri migranti, le difese: assolvete Di Donato, Panzone, Matarazzo e Coppolaro

Benevento. Stessa richiesta anche per altri imputati. Il 21 gennaio ultime arringhe e la sentenza

centri migranti le difese assolvete di donato panzone matarazzo e coppolaro
Benevento.  

Il momento della resa dei conti processuali sta arrivando. Il pm Patrizia Filomena Rosa ha già chiesto la condanna degli imputati, oggi è iniziata la sequela delle arringhe dei difensori – si concluderanno il 21 gennaio -delle quattordici persone chiamate in causa, con posizioni diverse, dall'inchiesta della Digos sulla gestione di alcuni centri migranti nel Sannio. Tutti i legali hanno chiesto l'assoluzione dei loro assistiti, sottolineando come gli esiti del dibattimento abbiano dimostrato l'infondatezza delle accuse. Che vanno, a vario titolo, dall'associazione per delinquere alla corruzione, dalla turbativa di gara alla rivelazione di segreti di ufficio, dalla frode nelle pubbliche forniture alla truffa, anche per le assenze sul luogo di lavoro).

Ad intervenire in aula sono stati gli avvocati Raffaele Scarinzi ( per Domenico Coppolaro, 70 anni, di Campoli Monte del Taburno, coniuge della titolare di una struttura), Monica Del Grosso (per Nunzia Romano,53 anni, di Sant'Angelo a Cupolo e Angelo Collarile , 53 anni, di Benevento, rispettivamente gestore di fatto e amministratore di una società che si occupava di un centro a Calvi), Clara Niola (per Salvatore Sorriento, 47 anni, di Gricignano; Paola Cantone, 52 anni, di Lusciano; Carmine Della Gatta (con l'avvocato Giovanni Cantelli), 51 anni, di Gricignano, responsabili legali delle cooperative riunite in un'Ati alla quale era affidata la gestione di una struttura a Durazzano.

E ancora: gli avvocati Angelo Leone (anche per la collega Grazia Luongo) per Cosimo Matarazzo), 64 anni, di Vitulano, titolare di una cooperativa, e Lucio Di Maio, 62 anni, di Napoli,ex funzionario della questura di Benevento addetto all'ufficio immigrazione.

Facendo ricorso alle date, Leone ha evidenziato che l'assunzione di una psicologa (per tre mesi ed un importo complessivo di 680 euro), come presunto corrispettivo di una informazione, risaliva al 14 gennaio 2016, e che la comunicazione che Panzone aveva fatto a Matarazzo rispetto ai controlli dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati è invece del 3 febbraio 2016. Una comunicazione che, peraltro, era stata estesa a tutti i centri.

Due gli imputati più gravati, per i quali è stata chiesta la pena più alta: Paolo Di Donato, 55 anni, di Sant'Agata dei Goti, creatore e 'uomo ombra' di Maleventum, il Consorzio costituito da più cooperative, ognuna delle quali aveva una struttura di accoglienza; e Felice Panzone, 66 anni, di Montecalvo Irpino, fino al gennaio 2017 funzionario aggregato alla Prefettura di Benevento.

L'avvocato Pietro Farina, per Di Donato ( e anche per Giuseppe Caligiure, 77 anni, di Sant'Agata dei Goti, responsabile di un centro.), che aveva portato con sé il libro 'Profugopoli', ha depositato una corposa memoria, poi riassunta nei punti principali, ed ha contestato la ricostruzione della Procura, a cominciare dalla qualifica assegnata al suo assistito, “dirigente del Consorzio, membro del consiglio di amministrazione di almeno due cooperative consorziate, consulente aziendale con partita IVA “.

Dopo aver evidenziato la vicenda giudiziaria dell'ex segretario provinciale della Cgil, Rosita Galdiero, conclusa con un patteggiamento, che a suo dire ha minato la credibilità delle denunce della sindacalista, Farina ha sottolineato che Di Donato “ ha gestito l'accoglienza di oltre 800 migranti in 16 centri, con circa 150 dipendenti, fornendo un servizio pubblico essenziale in un momento di grave emergenza nazionale”. Attenzione puntata sugli “esiti positivi dei controlli”, che dimostrano “l'impegno dell'imputato nella corretta gestione dei centri, la qualità dei servizi erogati e l'assenza di gravi carenze igienico-sanitarie”.

Dal canto suo, l'avvocato Alessio Lazazzera ha insistito sull'estraneità ad ogni addebito di Panzone, al quale il Pm aveva riconosciuto di “non aver mai preso soldi da qualcuno”, definendolo un “ottimo organizzatore, senza potere di firma, ma capace di preparare bene il piatto relativo all'assegnazione degli stranieri ai vari centri. Non gli si contesta di aver favorito, tranne qualche caso, qualcuno, ma di aver chiuso un occhio e di non aver controllato”.

Lazazzera ha ribadito quanto Panzone aveva riferito durante l'esame al quale si era sottoposto, rimarcando che "nell'ottobre 2015 il viceprefetto vicario Giuseppe Canale aveva deciso di avvalersi della collaborazione di Panzone al servizio immigrazione, affidandogli il compito di interloquire con quanti avevano bisogno di informazioni o volevano aprire dei centri”. In quel periodo – aveva spiegato Panzone- "mi sono occupato delle problematiche di 75 strutture con 3mila ospiti, sapevo ogni giorno quanti posti avevano a disposizione, ma è sempre stato Canale ad assegnare i migranti, io non l'ho mai fatto né avrei potuto farlo”.

Il 21 gennaio sarà la volta degli avvocati Luca Guerra ( per Giuseppe Pavone, 60 anni, di Benevento, dipendente del ministero della Giustizia che all'epoca lavorava in Procura), Vittorio Fucci (per Di Donato e Salvatore Ruta, 66 anni, di Airola, carabiniere), e Mariateresa Del Ciampo e Carmine Monaco (per Rolando Di Bernardo, 60 anni, di Benevento), poi la sentenza del Tribunale.