“Non l'ho mai vista scuotere il bimbo, né segni di violenza su di lui. Lei lo trattava bene, e quel che è successo è un incidente”. Tra parecchi non ricordo e la conferma delle dichiarazioni rese ai carabinieri, non ha dubbi Daniele, ex compagno della sorella di Jessica, la 27enne di Benevento accusata di aver maltrattato ripetutamente, almeno sei settimane prima che il suo cuore si fermasse per sempre, Gabriel, il figlioletto di 5 mesi, morto il 28 gennaio 2022 al Santobono di Napoli.
Incalzato dalle domande del pm Olimpia Anzalone e, poi, delle parti, ha ripercorso gli ultimi tredici giorni della vittima. Partendo “dall'incidente”, dall'”infortunio” accaduto il 15 gennaio. L'imputata e i suoi due figli si erano trasferita nell'abitazione in cui lui viveva con la compagna dell'epoca e la prole. “Avevo Gabriel tra le braccia, all'improvviso mio figlio lo ha colpito alla testa con una spazzola rotonda. Non so dire dove l'avesse presa, di sicuro non mi aspettavo che lo facesse. Gabriel ha pianto, l'ho passato alla madre. La zona colpita era rossa, poi il giorno dopo si gonfiò, perciò il ricorso al Fatebenefratelli. La spazzola? Si era rotta, è stata buttata, ma non so quando”.
Gabriel esce dall'ospedale il 20 gennaio, dopo un bagnetto in casa della nonna, lui e la madre tornano nell'appartamento in cui erano stati fino a quel momento. “Il bimbo mi sembrava dolorante – afferma il teste -, aveva un livido sotto l'occhio, e questa è stata la sensazione che ho avuto anche in serata, durante la festa in un locale per il compleanno di mio figlio”.
Siamo al 22, quando Gabriele -continua – “non si è svegliato con regolarità, aveva difficoltà di respiro, ansimava. Jessica ha chiamato un medico, forse un pediatra, poi si è ripreso”.
La situazione precipita il 25 gennaio, “Jessica mi disse che gli aveva dato del latte e si era addormentato, senza svegliarsi”. Scatta il secondo ricovero, al San Pio, dove viene sottoposto ad una Tac e dichiarato in prognosi riservata. Ne era stato disposto l'immediato trasferimento, compiuto in elicottero, al Santobono, dove il suo cuoricino aveva smesso di battere. “E' stato un incidente”, risponde Daniele agli avvocati Gerardo Giorgione, difensore dell'imputato, e ai legali delle parti civili: Fabio Russo (per il papà del piccolo) e Vincenzo Sguera (per la nonna paterna)
E quando il Pm gli fa notare che dall'autopsia era emerso che la morte era stata causata da un'emorragia cerebrale post traumatica causata da una lesione da scuotimento della testa, che era stata accertata accertato anche la presenza di una serie di fratture, più o meno consolidate, ai polsi, al torace ed agli arti inferiori, lui è perentorio: “Non credo che Jessica abbia potuto fare questo”.
Il 20 gennaio spazio ai consulenti del Pm: il medico legale Emilio D'Oro, il neurochirurgo Tommaso Tufo e la neonatologa Beatrice Leopardo, e ad un pediatra.
