Tre regioni e un obiettivo: recuperare i borghi dell'appennino

Dieci i comuni campani impegnati nella costituzione della rete regionale dei paesi abbandonati

Apice.  

Tre regioni: Campania, Basilicata e Lazio e un obiettivo comune, quello di risollevare le sorti dei borghi abbandonati situati lungo l’asse Roma-Matera. A renderlo noto è l’assessore di Apice, Gerardo Pellino, che giorni fa, ha partecipato al primo incontro regionale tenutosi presso il Comune di Centola/Palinuro (SA), in un tavolo programmatico per discutere della strutturazione della Rete Regionale dei Borghi Abbandonati della Campania. “Lo scopo – commenta Pellino –è quello di stipulare dei protocolli d’intesa interregionali al fine di accedere ai finanziamenti europei previsti. Il prossimo incontro è previsto per il 20 giugno”.

Nel territorio nazionale, soprattutto lungo la fascia appenninica ed alpina sono presenti insediamenti abitativi risalenti al medioevo, che per vari motivi sono stati interessati da un progressivo svuotamento e conseguente totale abbandono.

 Tale fenomeno ha interessato anche alcuni borghi della Campania che, a causa di gravi episodi di natura ambientale (terremoti, frane), sono stati completamente abbandonati dalle comunità insediate.

 A partire dagli anni novanta, superando un’incuria culturale ed anche grazie ad un rinnovato nascente interesse per stili di vita alternativi a quelli metropolitani, si è assistito alla nascita di iniziative e progetti finalizzati al recupero e rivitalizzazione di alcuni borghi abbandonati.

In tale ottica, i comuni di Centola (Sa), Romagnano al Monte(Sa), Roscigno(Sa), Aquilonia(Av), Conza della Campania(Av), Melito Irpino(Av), Apice(Bn), Cerreto Sannita(Bn), Tocco Caudio (Bn), San Pietro Infine(Ce) hanno avviato e concluso, con il coordinamento operativo del comune di Centola, le attività preliminari per valutare la fattibilità della costituzione della “Reteregionale dei Borghi Abbandonati della Campania”, un progetto che si inserisce nell’attuazione della Strategia Europa 2020,per una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva, approvata dal Consiglio Europeo a giugno 2010, che intende concorrere all’attuazione delle relative linee di intervento della programmazione nazionale e regionale2014 - 2020, che attribuiscono alle azioni di sviluppo locale di tipo partecipativo un rafforzato impegno nell’ambito della politica europea di coesione e sviluppo territoriale.

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