Benevento, Vigorito: "La strada è una sola". Poi dà una stoccata a De Laurentiis

Il massimo dirigente giallorosso ha scherzato con D'Agostino: "Abbiamo preso tante mazzate..."

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Benevento.  

Nel corso del Consiglio Provinciale di Avellino, allargato anche ai rappresentanti del territorio di Benevento, il presidente Vigorito si è concesso ai giornalisti. Alla domanda sul colloquio con il "collega" dell'Avellino, Angelo Antonio D'Agostino, ha spiegato: "Non c'è nulla che bolle in pentola. Abbiamo preso tante di quelle mazzate sulla testa che potrebbe bollire solo un bollito. Abbiamo sviscerato un po' di amarezza. Lui si impegna ad Avellino come sto facendo io a Benevento". 

La scelta di Carli e il progetto sostenibile: "Per noi c'è solo una strada"

Vigorito ha poi proseguito: "Il sistema calcio comincia a essere pesante per le città di provincia. C'è bisogno di fare una svolta da parte di imprenditori, politici e tifosi. Bisogna prendere da esempio modelli come Sassuolo, Empoli e Atalanta. Occorre guardare i territori, trovare risorse vere. Si parla tanto della fuga di cervelli, noi nel calcio dobbiamo pensare anche ai cervelli dei calciatori che stanno nelle gambe. In Campania abbiamo la stessa percentuale di calciatori, in particolare di centrocampisti e trequartisti, che escono dal Brasile. È uno studio fatto dal Milan. Ci sono tanti atleti napoletani o dell'entroterra che sono in giro, noi qui andiamo a caccia di altro. Bisognerebbe ricordarsi che il calcio è un gioco estremamente semplice. La scelta di un direttore come Carli ripercorre la linea della sostenibilità. Parliamo di un dirigente che ha permesso all'Empoli di guadagnare 150 milioni di euro in cessioni. Con undici calciatori scoperti da Carli, si costruirebbe una squadra che potrebbe lottare per lo scudetto. Per noi questa è la strada, non ce ne sono altre". 

Vigorito su De Laurentiis: "Sono in disaccordo"

Vigorito ha anche commentato le recenti dichiarazioni di De Laurentiis: "Ha detto che una città come Napoli non può giocare con una squadra di una cittadina come la nostra perché la gente non guarderebbe la partita.  È un modo di intendere il calcio che mi trova in disaccordo. Il calcio bisogna giocarlo all’oratorio, in piazza. Questo puoi farlo quando i costi sono sostenibili. Se compriamo calciatori per centinaia di milioni, allora dobbiamo chiudere l’oratorio. Se nessuno si fa prete, poi è difficile trovare un oratorio aperto".