Palermo si racconta: l'amore per Benevento, il rapporto con Carli e il vivaio

Il presidente del settore giovanile ha voluto anche chiarire alcuni aspetti: "Parisi? Vi spiego"

palermo si racconta l amore per benevento il rapporto con carli e il vivaio
Benevento.  

Il settore giovanile è reduce da una stagione positiva, come testimoniato dalla partecipazione ai play off di tutte le formazioni nazionali. Diego Palermo ha rimarcato la crescita del vivaio, grazie al lavoro certosino svolto negli ultimi anni: "È stata la prima volta in cui abbiamo portato tutte le squadre alla qualificazione. Ovviamente non è una cosa che nasce dall'oggi al domani, ma è frutto di quanto fatto in tanti anni. Per noi non è importante il raggiungimento di una determinata posizione di classifica, ma la crescita costante dei ragazzi. Sento dire che arriviamo ai play off, ma alla fine non vinciamo mai. Si può sempre migliorare, per carità, ma arrivati a un certo livello non è facile scontrarsi con determinati colossi. È giusto che il presidente dica determinate cose, tant'è che le mie parole sono rivolte a delle trasmissioni che ci hanno attaccato senza conoscere la storia o la quotidianità di questo settore giovanile. Saremmo felicissimi di portare degli scudetti a Benevento, ma non è questo il nostro obiettivo primario. Non conoscere la realtà porta soltanto a giudicare in base al risultato, ed è un errore. Tutti parlano di Carfora, ma nessuno sa che questo ragazzo gioca con noi da cinque anni. Prima di parlare, bisognerebbe capire cosa c'è dietro al settore giovanile, al lavoro che c'è dietro un ragazzo e al numero di persone che ci lavorano quotidianamente. Vedere il calciatore che arriva in prima squadra e poi sentire dire "lo avevo detto", onestamente mi fa girare le scatole". 

La retrocessione in C è un danno enorme per il settore giovanile

Cosa cambia adesso con la retrocessione? 

"È stata una bella mazzata. La Primavera 2 resterà invariata. Le under 17 e 15 sono obbligatorie, ma non l'under 16. Ho chiesto al presidente di regalarci la possibilità di tenere quattro squadre per dare continuità al lavoro. Negli ultimi anni, siamo sempre arrivati terzi o quarti, cercando di ostacolare Roma, Lazio e Napoli. Il lavoro è stato ottimo da parte di tutti. Cosa cambia? Ci scontreremo con realtà di serie C, faremo un campionato diverso con aspettative diverse". 

Dal punto di vista economico, ci sarà lo stesso impegno?

"Vediamo come strutturarci. Di sicuro la spesa sarà minore con le trasferte. Chiederò un sacrificio al presidente per tenere invariato, almeno per quest'anno, il budget usato nella stagione appena conclusa". 

Ci sono stati gli addii di Scarlato e Fusaro, avete già scelto i nuovi allenatori?

"Siamo in fase di definizione. Cerceremo di ridurre le spese, magari con una scelta interna o prendendo altro che poi ci servirà. Con Scarlato abbiamo parlato in maniera familiare, con lui è finito un percorso. È pronto per allenare i grandi, quindi ci è sembrato inutile fare un altro anno di settore giovanile. Fusaro ha svolto un lavoro prezioso con i ragazzi, nella crescita di tutti è stato encomiabile: ha deciso di provare a cambiare per scelte familiari. Perdiamo un ottimo professionista. Per me sarebbe potuto rimanere a tempo indeterminato". 

L'ottimo approccio con Carli e la querelle Parisi 

Il presidente Vigorito ha scelto Carli anche per avere una maggiore sinergia tra prima squadra e settore giovanile. Com'è stato l'approccio?

"Per la prima volta ho incontrato una persona di un grande spessore umano. Ci vediamo ogni mattina nel suo ufficio, parliamo di tutto. Vuole darci una mano. Ha voluto essere presente al torneo Shalom per assistere al match dell'under 17. Vuole vedere cosa abbiamo in casa, soprattutto perché gran parte dei ragazzi formeranno la futura Primavera. Nessuno ha mai chiesto di vedere l'under 17, a dir la verità in passato non c'era nessuno neanche per la Primavera. È un gesto da apprezzare. Carli mi piace molto, dice le cose come stanno ed è uno vero. Sta ricostruendo qualcosa che si era rotto, vuole dare un'anima al Benevento". 

Si parla tanto dei ragazzi in prestito che potrebbero fare al caso del Benevento in serie C, come i vari Talia, Rillo, Alfieri e altri. La Strega ha già una base nata dal proprio vivaio. 

"Ma questo c'è sempre stato, poi è chiaro che il Benevento ha sempre avuto degli obiettivi molto importanti e l'assenza di una categoria intermedia non ha permesso ai ragazzi di farsi trovare pronti a questo importante passaggio. Abbiamo intrapreso la politica di mandare in prestito i calciatori, in modo da monitorarli tra serie C e D, sperando poi di riportarli alla base e pronti per affrontare un campionato importante. I giovani ci sono sempre stati". 

Non sono mancate delle polemiche per la cessione di Parisi, così come dei vari Mazzocchi e Gentile. Cosa è successo?

"Leggo tante storie su questi ragazzi che mi fanno sorridere. Chi non conosce la vera storia, parla di cose che non sa. Prendemmo Parisi da una squadra romana, poi il suo percorso terminò con noi dopo averlo cresciuto e decidemmo di fargli fare le ossa. Lo mandammo all'Avellino, mantenendo un accordo sulla parola con i vecchi gestori del club biancoverde. Il mio errore è stato quello di fidarmi, senza usare la formula del prestito. Volevo fare il bene del ragazzo, permettendogli di vivere una esperienza a casa visto che è di Serino. Poi è stato bravo e ora è nel giro della Nazionale con merito, ma nessuno l'ha cacciato da Benevento a differenza di quanto sento o leggo in giro. Ripeto, il mio errore è stato quello di non cederlo in prestito. Adesso l'ho capito e tutti i nostri calciatori vanno via solo con questa formula. È troppo facile parlare dopo, come è successo con Brignola, Carfora e altri. Esce sempre qualcuno allo scoperto, ma in questi anni ho lasciato correre. Mazzocchi? Con noi ha giocato soltanto un anno perché la scuola calcio della Natalino Mazzeo ce lo girò in prestito; terminato l'anno, si esaurì anche il prestito. Neanche lui è stato mandato via. Abbiamo cento ragazzi che giocano nelle varie categorie, ma nessuno ne parla. Gentile? Lo prendemmo dalla Pasquale Foggia e venne inserito nell'operazione che portò Dabo a Benevento. Andare alla Fiorentina era una occasione per migliorarsi, ma anche per la società che risparmiò sul cartellino di Dabo. Questa è la storia, ma con il senno di poi è facile dire se quella si rivelò una operazione giusta o sbagliata". 

L'amore per Benevento

"Una cosa voglio dire: c'è da lavorare e migliorare sempre. Ci sono delle società importanti che hanno offerto grosse cifre per dei nostri ragazzi. La retrocessione è stata dolorosa. Per me Benevento è casa, sono vent'anni ormai che lavoro qui prima come calciatore e adesso da dirigente. Forse serviva una pulizia, per poi ripartire nel modo giusto. Speriamo che ci sia servita da lezione per ottenere un qualcosa di ancora più bello. Con la città ho un rapporto stupendo, mi sono fatto apprezzare per l'uomo. Quando giocavo, non vivendo Benevento non mi sono fatto conoscere, ero semplicemente "il genero di". Ora sono Diego Palermo e la gente mi apprezza per l'uomo Diego Palermo. Questa è una cosa che mi inorgoglisce".