Spaccio droga ed estorsioni, due inchieste e decine di arresti

Maxi operazione dei carabinieri. 27 persone in carcere, 5 ai domiciliari

Mondragone.  

Sono 27 le persone finite in carcere, 5 agli arresti domiciliari e uno al divieto di dimora nel Lazio e in Campania. Questi i numeri della maxi operazione scattata all'alba tra le province di Caserta, Napoli, Milano e Pisa al termine delle indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia che ha chiesto due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 35 indagati ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinque di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco e ricettazione.

I provvedimento sono stati emessi nell'ambito di due separate indagini nelle quali è finito il sodalizio camorristico “Fragnoli – Pagliuca – Gagliardi” che opera a Mondragone. Uno dei due provvedimenti riguarda lo spaccio di droga - cocaina e crack – tra Mondragone e Castel Volturno. Stupefacenti che arrivavano da Napoli e in particolare da Fuorigrotta e Secondigliano.

I militari durante le indagini hanno ripreso gli episodi di spaccio attraverso telecamere installate nei luoghi dove solitamente veniva ceduta la droga, intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre ad una serie di arresti in flagranza che hanno cristallizzato i sospetti degli inquirenti.

Inoltre, spiegano dalla Procura presso la Dda di Napoli, grazie alle “rivelazioni di alcuni affiliati al clan, ora collaboratori di giustizia è stato possibile ricostruire gli assetti interni della compagine associativa”.

La seconda ordinanza, invece, riguarda i reati di associazione camorristica, estorsione, ricettazione e porto illegale di armi. Durante le indagini le attenzioni dei carabinieri si sono soffermate su 14 episodi estorsivi ai danni di imprese edili, negozi e installatori di slot machine che operano a Mondragone. Chiare le minacce per coloro che si opponevano ai pagamenti: colpi di pistola contro le saracinesche. I soldi ricavati dall'attività illecita servivano, secondo l'accusa, per pagare gli “stipendi” agli affiliati al clan in prigione. Un sostentamento alle famiglie.

Durante le indagini sono state inoltre sequestrati tre fucili provento di furto e varie cartucce.