Ucciso per gioco. «Marco rideva, io scherzavo. Poi quel colpo»

Zampella: non volevo ucciderlo, è stata una disgrazia

Caserta.  

«Non volevo uccidere Marco. Si è trattato di una disgrazia. Conoscevo Marco da quando eravamo piccoli. Pensavo che la pistola fosse scarica, l'avevo provata per gioco contro di me e non aveva fatto fuoco, mentre quando l'ho puntata contro Marco ha sparato. E io dopo per lo choc sono anche svenuto». Si è difeso così il 19enne Antonio Zampella  davanti al Gip  nel corso dell'interrogatorio di garanzia svoltosi in carcere. L'arma, ha spiegato il 19enne, sarebbe stata comprata da un immigrato a Castel Volturno per 250 euro. Zampella ha dunque ribadito la stessa versione fornita ai carabinieri, che aveva restituito poche ore dopo un delitto avvenuto per una «ragazzata». Ma versione fornita dal fratello della vittima non collima con quella dell'indagato. Vincenzo Mongillo ha infatti raccontato di non essere presente al momento dello sparo, ma di averlo sentito mentre saliva le scale, in quanto era sceso giù perché gli erano cadute delle cose.

Il 19enne con alle spalle una condanna sospesa per furto, è stato arrestato nella tarda sera di venerdì, perché ritenuto responsabile della morte del 20enne Marco Mongillo, raggiunto al capo da un colpo di pistola esploso dall'indagato mentre era ospite insieme col fratello Vincenzo nell'appartamento del Rione Santa Rosalia di Caserta in cui vive Umberto Zampella, fratello del presunto assassino. 

Secondo quanto raccontato da Zampella in casa erano in quattro per festeggiare il compleanno di Vincenzo, che cadeva il giorno dopo. «Dopo pranzo io e Vincenzo siamo andati a prendere la pistola in soffitta, dove l'avevo messa; quindi l'ho provata almeno 3-4 volte dopo averla scarrellata (messo il colpo in canna, ndr), sia contro di me che verso i piedi di Vincenzo, e non ha sparato. Ero sicuro che non fosse carica. Marco era seduto sul divano, l'ho puntata verso di lui, rideva perché sapeva che scherzavo, ma l'arma ha sparato colpendolo in testa. Dopo sono svenuto; è stato mio fratello a farmi rinvenire, quindi ho gettato l'arma dalla finestra e sono scappato, per poi andarmi a costituire. Sono ancora sotto choc».

Siep