Vladimir Putin si propone come figura di equilibrio in uno dei teatri più esplosivi del mondo: il conflitto latente tra Iran e Israele. Una proposta che, messa così, suona quasi come una beffa storica. Il presidente russo – che dal 2022 ha dato avvio a una guerra d’invasione contro l’Ucraina causando migliaia di morti e devastazioni – ora si presenta con il volto del diplomatico, del garante della pace. Eppure, la notizia è confermata da fonti del Cremlino e trova già sponde favorevoli, soprattutto in ambienti politici che guardano con favore al multipolarismo e alla riduzione del peso statunitense nel Medio Oriente.
La sponda di Trump: “Una buona idea”
Come se non bastasse a rendere grottesca la scena internazionale, Donald Trump – già presidente USA e candidato in corsa per un clamoroso ritorno alla Casa Bianca – ha fatto sapere di essere favorevole alla mediazione russa. Il tycoon, che ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente verso Mosca, sembra intravedere nell’azione diplomatica di Putin un’opportunità per rimescolare le carte in vista delle elezioni americane del 2024. Una posizione che potrebbe dividere ancora di più l’opinione pubblica occidentale e imbarazzare i vertici NATO, già sotto pressione per l’ambiguità di alcune forze politiche europee.
Osvaldo Napoli (Azione): “Una follia, ma è tutto vero”
A commentare la vicenda con toni duri è Osvaldo Napoli, esponente della segreteria nazionale di Azione: “È incredibile pensare che chi ha invaso l’Ucraina e massacrato civili possa ora proporsi come paciere fra Iran e Israele. Ma è tutto vero. E il sostegno di Trump rende questo scenario ancora più surreale. Il mondo non è solo un posto pericoloso, è anche un posto profondamente strano”. Le sue parole fotografano lo spaesamento di molti osservatori italiani ed europei, incapaci di interpretare una realtà dove gli aggressori si reinventano costruttori di pace.
Il significato geopolitico: Mosca rilancia il suo ruolo
Dietro l’uscita di Putin si cela una strategia precisa: il Cremlino punta a riposizionarsi come attore imprescindibile nel grande gioco mediorientale. Dopo il graduale disimpegno americano e il vuoto lasciato da una diplomazia europea sempre più frammentata, la Russia cerca di accreditarsi come potenza garante dell’equilibrio. L’obiettivo, implicito ma evidente, è quello di usare il ruolo di mediatore per rilegittimarsi sulla scena internazionale e, forse, come suggerisce ironicamente Napoli, ottenere qualche concessione anche sul fronte ucraino.
