L'immagine scelta da Ria Novosti per illustrare la posizione russa sull'annuncio di Trump è inequivocabile: lo Zio Sam con i tratti di Donald Trump, che con una pistola giocattolo spara bolle di sapone verso il Cremlino. Un'illustrazione grottesca, ma ufficiale, utilizzata dall’agenzia di Stato per accompagnare un editoriale che liquida come inconcludenti le nuove mosse di Washington contro Mosca. Il titolo del commento riecheggia una frase pronunciata da Trump durante il suo primo incontro con Zelensky, ribaltandone però il senso in chiave beffarda: «Washington non ha le carte per minacciare Mosca».
Il balletto delle armi
Il testo dell’articolo prosegue con tono sarcastico, accusando gli Stati Uniti di cambiare continuamente linea sulle forniture militari all’Ucraina. Prima le concedono, poi le sospendono, per poi riprendere a inviarle. Secondo la narrazione russa, questa indecisione rafforza la convinzione che la strategia moscovita di distruggere gli armamenti occidentali e “denazificare” l’Ucraina stia dando i suoi frutti. Vengono inoltre sbeffeggiate le sanzioni annunciate: dazi del 500% su chi commercia con la Russia, definiti assurdi e inefficaci nei confronti di potenze come India e Cina, che oggi rappresentano i principali mercati per Mosca.
La retorica della sfida
L’analisi si fa ancora più graffiante nei passaggi che riguardano direttamente Trump. L’ex presidente viene descritto come sensibile ai complimenti dei burocrati americani e pronto a firmare ordini esecutivi su suggerimento dei suoi consiglieri, pur di apparire forte e risoluto. Ma tra le righe, secondo la stampa russa, si coglie una realtà più ambigua: l’Europa dovrà farsi carico del sostegno a Kiev, mentre per la Russia vale il principio che la diplomazia segue il campo di battaglia, non viceversa.
Politica e orgoglio
Tanto i falchi quanto le colombe del panorama politico russo esprimono lo stesso giudizio: con la Russia le minacce non funzionano. Izvestia ironizza anche sugli “ultimatum americani”, che definisce “penultimatum”, inutili e velleitari. Il deputato Alexey Zhuravlev minimizza l’impatto economico delle misure statunitensi ricordando che i rapporti commerciali tra Mosca e Washington sono ormai irrilevanti. La politica russa fa quadrato attorno a un sentimento nazionale alimentato con zelo dai media governativi.
Voci fuori dal coro
L’unico tono più misurato arriva da Kirill Dmitriev, influente economista con studi negli Stati Uniti, che invita a non abbandonare il dialogo costruttivo con Washington. A suo avviso, è necessario superare l’epoca della “retorica della pressione” e correggere gli errori dell’amministrazione Biden. Anche il giornalista Alexey Kalmykov, della BBC in lingua russa, dubita dell’efficacia delle sanzioni secondarie, sottolineando che la Cina ha già reagito con durezza alle minacce economiche di Trump in passato.
La reazione del Cremlino
Secondo il canale Telegram Insider, che raccoglie indiscrezioni interne al potere russo, Vladimir Putin starebbe preparando una risposta severa. Ma al momento, tutto tace. Come spesso accade nei momenti più delicati, il leader del Cremlino sceglie il silenzio, preferendo attendere gli sviluppi prima di esporsi.
