Ghazi Hamad e «i frutti del 7 ottobre»: grazie al massacro i riconoscimenti

Il problema non è la Palestina ma pensare che Hamas possa esserlo

ghazi hamad e i frutti del 7 ottobre grazie al massacro i riconoscimenti

Membro del bureau politico di Hamas, sostiene che la decisione di riconoscere formalmente lo Stato palestinese sia un “frutto” degli eventi del 7 ottobre 2023. Secondo Hamad, quell’attacco avrebbe “risvegliato” la coscienza

La questione del riconoscimento dello Stato palestinese ha radici lontane. Dopo la dichiarazione di indipendenza del 1988, la Palestina è stata riconosciuta da oltre 140 Paesi, per lo più appartenenti al blocco non occidentale. Le nazioni europee e nordamericane, invece, hanno mantenuto per anni una posizione più cauta, condizionata dal processo di pace e dal contrasto al terrorismo.
Negli ultimi mesi, il conflitto in Medio Oriente e l’escalation successiva al 7 ottobre hanno spinto governi come Regno Unito, Francia e Canada a valutare o annunciare un riconoscimento ufficiale, segnando un cambiamento significativo negli equilibri diplomatici.

Le parole di Ghazi Hamad

In un’intervista ad Al Jazeera, Hamad ha rivendicato l’attacco del 7 ottobre come leva per l’attuale svolta internazionale. “Perché tutti i Paesi riconoscono oggi uno Stato palestinese? Prima del 7 ottobre, qualche Paese ha mai osato riconoscerlo?”, ha chiesto retoricamente il dirigente di Hamas. Secondo lui, “i frutti del 7 ottobre sono ciò che ha spinto il mondo intero ad aprire gli occhi sulla questione palestinese, e si sta muovendo in questa direzione con forza. Vale a dire, che il popolo palestinese è un popolo che merita una patria”.

Reazioni internazionali

Le dichiarazioni di Hamad hanno provocato immediate reazioni. Israele ha condannato le parole, accusando chi riconosce oggi la Palestina di “premiare il terrorismo”. Il ministro degli Esteri israeliano ha definito l’atteggiamento di alcuni Paesi occidentali “un applauso a un terrorista”.
Le famiglie delle vittime israeliane del 7 ottobre hanno espresso indignazione, sostenendo che un riconoscimento senza la liberazione degli ostaggi e senza la sconfitta di Hamas equivarrebbe a una legittimazione della violenza. In Europa, invece, il dibattito resta acceso: da un lato c’è chi vede nel riconoscimento un passo necessario verso la pace, dall’altro chi lo considera prematuro senza garanzie di sicurezza e senza un processo negoziale credibile.

Analisi politica

Le affermazioni di Hamad rispecchiano la narrativa di Hamas, che interpreta il 7 ottobre come un punto di svolta capace di cambiare la percezione internazionale. Tuttavia, osservatori e analisti ricordano che il sostegno alla causa palestinese è frutto di decenni di battaglie diplomatiche e che l’attuale ondata di riconoscimenti si inserisce in un contesto già in evoluzione, aggravato dal deterioramento della situazione umanitaria a Gaza.
Il riconoscimento da parte di alcuni Paesi occidentali, quindi, non appare una diretta conseguenza dell’attacco, ma piuttosto il risultato di una combinazione di pressioni politiche, sensibilità dell’opinione pubblica e tentativi di rilanciare la soluzione dei due Stati.

Grande tensione internazionale

Le dichiarazioni di Ghazi Hamad hanno riacceso le polemiche in un momento di grande tensione internazionale. Se per Hamas il 7 ottobre rappresenta il catalizzatore del riconoscimento dello Stato palestinese, per Israele e per gran parte del mondo occidentale l’attacco resta un atto di terrorismo inaccettabile. Tra queste due visioni contrapposte, la comunità internazionale continua a cercare un equilibrio tra condanna della violenza e sostegno al diritto dei palestinesi a uno Stato sovrano.