"Carri di Gedeone" per conquistare Gaza, bombe e morti. La Lega araba insorge

Striscia di Gaza, piano Usa per trasferire 1 milione di palestinesi in Libia

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L’esercito israeliano ha dato avvio a una campagna militare su larga scala per il controllo totale di Gaza. Fallita la mediazione internazionale in Qatar, i vertici di Tel Aviv hanno ordinato un attacco sistematico contro Hamas, pianificato da mesi

La tregua mancata a Doha. Il tentativo di mediazione tra Israele e Hamas a Doha si è arenato dopo giorni di trattative. L’inviato americano Steve Witkoff ha abbandonato il tavolo negoziale, segno dell'impasse raggiunta. Le delegazioni di Qatar ed Egitto hanno manifestato frustrazione, accusando Israele di sabotare il dialogo. Questo stallo ha fatto decadere l’unica possibilità concreta per evitare l’operazione militare.

Il piano di Netanyahu: una guerra pianificata da tempo

Il “Piano generale” per la conquista di Gaza, approvato a inizio maggio dal governo Netanyahu, è il risultato di lunghe discussioni iniziate nel 2024. Nonostante le resistenze interne, in particolare da parte dei vertici militari provati da oltre un anno di conflitto, il governo ha deciso di procedere con un’offensiva totale. La pianificazione operativa è stata ultimata il 6 maggio dal capo dell’Idf, Eyal Zamir, e dal capo dello Shin Bet, Ronan Bar.

Il significato biblico dei “Carri di Gedeone”

Il nome scelto per l’operazione fa riferimento a un episodio del Libro dei Giudici, in cui un piccolo esercito guidato da Gedeone sconfigge i nemici con l’aiuto divino. L’intento simbolico è chiaro: trasmettere l’immagine di una vittoria annunciata. Tuttavia, l’esercito israeliano dispone di una potenza militare imponente, contrariamente alla narrazione biblica.

Le fasi dell’operazione e lo sfollamento dei civili

La prima fase, già avviata, ha visto l’Idf isolare le brigate di Hamas e rafforzare i corridoi logistici. Nella seconda, si prevede una sistematica “bonifica” delle aree urbane dalla presenza di Hamas. I civili vengono spinti a lasciare il nord e il centro della Striscia attraverso il corridoio Salah al Din, per concentrarsi a Rafah. Qui, secondo le autorità israeliane, saranno protetti e riceveranno aiuti umanitari da due aziende americane, la Safe Reach Solutions e la UG Solutions.

Rafah e l’esodo “volontario” dei palestinesi

La città di Rafah, isolata da settimane, si prepara a diventare il centro della futura emigrazione palestinese. Secondo la rete Nbc, l’amministrazione Trump starebbe lavorando a un piano per trasferire fino a un milione di palestinesi in Libia, su base apparentemente volontaria. Intanto, l’esercito israeliano ha colpito diverse zone della Striscia, uccidendo almeno 13 persone.

Il futuro della Striscia: occupazione permanente?

Con oltre il 40% di Gaza già sotto controllo, Israele mira a una conquista definitiva. Anche in caso di cessate il fuoco, rimarrebbe una zona cuscinetto lungo il confine. In teoria, si parla di nuove istituzioni palestinesi senza Hamas, ma il silenzio della comunità internazionale fa temere una realtà diversa: l’annessione di fatto.

La risposta araba e la posizione internazionale

A Baghdad, la Lega Araba si riunisce con la questione di Gaza in cima all’agenda. Il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas ha chiesto sostegno per un piano arabo di ricostruzione che escluda ogni ingerenza straniera. Presenti al summit anche il segretario ONU Guterres, il premier spagnolo Sanchez e il ministro degli Esteri siriano al-Sheibani. La condanna del blitz israeliano è unanime, ma priva di effetti concreti.