Il ritorno in pubblico di Netanyahu. Dopo mesi di silenzio mediatico, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una conferenza stampa nella serata di ieri presso il suo ufficio di Gerusalemme. Un intervento molto atteso, in cui ha illustrato gli sviluppi della guerra nella Striscia di Gaza e i prossimi obiettivi del governo israeliano.
Crisi diplomatica dopo gli spari a Jenin
La conferenza stampa ha coinciso con le proteste diplomatiche internazionali scatenate dagli spari esplosi dai militari israeliani vicino al campo profughi di Jenin, durante una visita di una delegazione di diplomatici internazionali. Netanyahu non ha direttamente affrontato la vicenda, mentre l'esercito israeliano ha offerto scuse formali definendo l'incidente un malinteso e non un attacco deliberato.
Il futuro di Gaza e il piano Trump
Netanyahu ha dichiarato che, conclusa l'attuale offensiva militare denominata "Carri di Gedeone", l'esercito israeliano prenderà il controllo completo della Striscia di Gaza. Ha inoltre difeso l'idea del cosiddetto "piano Trump", che prevede la trasformazione di Gaza in una sorta di riviera del Medio Oriente sotto il controllo statunitense, con il reinsediamento in altre aree dei palestinesi che non vorranno restare.
Ostaggi e tregua temporanea
Sul fronte umanitario, Netanyahu ha aperto alla possibilità di brevi cessate il fuoco per facilitare la liberazione di 20 dei 58 ostaggi ancora detenuti da Hamas, sottolineando che questa scelta sarebbe dettata anche dall'esigenza di mantenere il sostegno degli alleati internazionali.
Aiuti umanitari e critiche internazionali
Il premier israeliano ha affrontato anche il tema degli aiuti umanitari, ammessi a Gaza in misura limitata più per ragioni strategiche che umanitarie. L'ONU, però, denuncia che la situazione nella Striscia resta catastrofica, con gli aiuti giunti nei giorni scorsi ancora bloccati e non distribuiti.
Sfida istituzionale sullo Shin Bet
Netanyahu ha infine contestato apertamente la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, che aveva dichiarato l'impossibilità per il governo israeliano di nominare un nuovo capo dei servizi segreti interni (Shin Bet). Ha invece annunciato di voler procedere comunque con la nomina, sfidando così direttamente l'autorità giudiziaria.