Questa notte si è abbattuta su Kiev come un incubo. Per oltre sette ore la capitale ucraina è stata colpita da quello che le autorità locali hanno definito “l’attacco aereo più pesante dall’inizio della guerra”. Dalla Russia sono partiti oltre cinquecento droni Shahed, missili da crociera e balistici, molti dei quali sono stati abbattuti dalla difesa ucraina, ma altri hanno colpito in pieno obiettivi civili e infrastrutture. La città si è svegliata con colonne di fumo, vetri infranti, tetti sventrati e il suono incessante delle sirene. Interi quartieri sono rimasti al buio, mentre i servizi di emergenza si muovevano tra le macerie.
Obiettivi strategici e vittime civili
Il bilancio è di almeno 23 feriti, di cui 14 ricoverati in ospedale. Tra i bersagli colpiti figurano un ambulatorio nel distretto Holosiivskyi, diverse abitazioni e snodi ferroviari, tanto che la rete nazionale ha subito pesanti rallentamenti. Le autorità parlano di danni estesi e di un attacco deliberatamente mirato a spezzare le capacità logistiche della capitale. Una parte dei droni sarebbe stata neutralizzata prima dell’impatto, ma il volume degli obiettivi era tale da rendere impossibile l’intercettazione completa. Alcuni ordigni sono esplosi sui tetti di edifici residenziali. In piena notte, numerosi civili sono stati evacuati dai loro appartamenti in fiamme.
Il messaggio politico di Mosca
L’offensiva è arrivata poche ore dopo un colloquio telefonico tra Vladimir Putin e Donald Trump. Secondo fonti governative ucraine, l’operazione sarebbe una risposta muscolare di Mosca alla mancanza di progressi diplomatici e un messaggio rivolto agli Stati Uniti: una dimostrazione di forza che punta a influenzare il nuovo equilibrio internazionale. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato con parole durissime: «Il mondo deve reagire. Non bastano più le condanne, servono armi e protezione. La Russia non teme le parole, teme i fatti».
Kiev in ginocchio
Al mattino, i mezzi della protezione civile erano ancora impegnati a domare gli incendi e a soccorrere i feriti. Le scuole sono rimaste chiuse, il trasporto pubblico ha subito gravi interruzioni e numerosi quartieri sono rimasti isolati per ore. Nelle stazioni della metropolitana, centinaia di persone hanno trascorso la notte nei rifugi antiaerei, mentre venivano diramati continui messaggi di allerta. Il sindaco di Kiev, Vitalij Klycko, ha parlato di «una notte nera, che non dimenticheremo. Ma la città è in piedi, nonostante tutto. La nostra risposta è la resistenza».
Allerta diplomatica e nuove richieste d’aiuto
Dalla comunità internazionale sono arrivate immediate dichiarazioni di solidarietà, ma Kiev chiede molto di più. Il governo ucraino ha rilanciato l’appello per il rafforzamento del sistema di difesa antiaerea, la fornitura di nuovi sistemi Patriot e la creazione di una zona di interdizione aerea sopra le città. In attesa di risposte concrete, Kiev continua a resistere. Ma la notte più lunga della guerra, ancora una volta, si è consumata nel silenzio rotto solo dalle esplosioni.