La storia di Johannes M. sembra scritta per inquietare fin dalle origini. La sua tesi di dottorato, conseguita nel 2013, si apriva con la domanda: «Perché gli uomini uccidono?». Era un’analisi criminologica sui delitti commessi a Francoforte dal 1945 al 2008, con una particolare attenzione a quelli rimasti impuniti. Nessuno poteva immaginare che, dodici anni dopo, proprio lui si sarebbe ritrovato al centro di un’indagine per omicidio plurimo.
L’arresto e il processo
Arrestato nel 2024 all’aeroporto di Berlino, di ritorno da una vacanza in famiglia, Johannes M. oggi ha 40 anni. Il processo che si è appena aperto lo vede imputato per 15 omicidi, ma la Procura indaga su almeno altri 75 decessi sospetti, molti dei quali irrecuperabili per via della cremazione. Durante l'interrogatorio non ha mai parlato, nemmeno con lo psichiatra incaricato.
La tecnica letale
Il medico lavorava presso hospice e in assistenza domiciliare. Non si trattava di malati terminali, ma di pazienti affetti da gravi patologie. Ogni volta che interveniva, somministrava un mix letale di anestetici e miorilassanti, capace di provocare l’arresto respiratorio in pochi minuti. In alcuni casi ha agito davanti ai familiari, senza destare sospetti immediati.
Un volto insospettabile
Chi lo conosceva lo descriveva come empatico e scrupoloso, sempre attento ai bisogni dei pazienti. Solo negli ultimi tempi qualcuno lo ricordava come affaticato, forse sull’orlo di un collasso emotivo. In un tentativo di cambiamento aveva cercato di orientarsi verso la medicina del lavoro, ma nel 2024 era tornato a operare tra i pazienti più fragili.
Una scia di morte
Le morti hanno cominciato a moltiplicarsi in diversi quartieri di Berlino: Tempelhof, Neukölln, Schöneberg, Kreuzberg, Gropiusstadt. La prima vittima identificata è del 2021, una giovane donna straniera. Tra le vittime anche una 57enne che sognava di vedere il nipote iniziare le elementari.
Il sospetto e la denuncia
A smascherarlo è stato un incendio. Per eliminare le tracce, aveva dato fuoco all’abitazione di una sua paziente di 87 anni, come aveva già fatto in almeno altri cinque casi. Ma dopo aver informato la sua superiore di un consulto online fittizio e di voler prendersi il pomeriggio libero, la coordinatrice ha cominciato a nutrire dubbi. L’8 luglio ha ucciso due volte in un solo giorno e appiccato altri incendi: è stato il gesto estremo a spingere la responsabile a denunciarlo.
Un sistema complice?
Il caso solleva domande inquietanti: si poteva fermare prima? Quanto hanno pesato la scarsa propensione alle autopsie e la fragilità sociale delle vittime? Nella sua tesi, Johannes M. scriveva che in Germania gli omicidi tra persone bisognose di cure sono difficili da dimostrare. Un’intuizione che oggi sembra diventata un’ombra cupa sulla sanità e sulla coscienza collettiva.
