Gaza, l’IDF avanza a Deir al-Balah: colpito il cuore della Striscia

L’esercito israeliano penetra nella zona centrale di Gaza, evacuati migliaia di civili

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Operazione di terra dell’IDF nella città di Deir al-Balah, finora rifugio per migliaia di sfollati. Raid aerei e artiglieria accompagnano l’ingresso dei blindati. Cresce l’allarme per la sorte dei civili e per la presenza di ostaggi

L’offensiva si sposta nel cuore della Striscia. Per la prima volta dall’inizio della guerra, l’esercito israeliano ha sferrato un attacco di terra nella zona centrale della Striscia di Gaza, puntando sulla città di Deir al-Balah. La manovra segna un cambiamento rilevante nelle operazioni militari israeliane, che finora si erano concentrate soprattutto a nord, su Gaza City, e a sud, nella martoriata Rafah.

L’operazione è stata preceduta da intensi bombardamenti e dal lancio di volantini che ordinavano l’evacuazione immediata. Secondo fonti locali, i mezzi corazzati israeliani hanno attraversato la linea di confine nei pressi del varco di Kisufim, avanzando sotto copertura aerea tra esplosioni e scontri a fuoco.

Deir al-Balah, ultimo rifugio sotto assedio

Deir al-Balah era diventata uno degli ultimi luoghi relativamente sicuri nella Striscia, dove si erano rifugiati migliaia di sfollati provenienti da aree già devastate dal conflitto. Le nuove operazioni militari hanno scatenato un nuovo esodo verso l’area costiera di al-Mawasi, zona designata da Israele come “rifugio umanitario”.

Tuttavia, l’ONU e le organizzazioni umanitarie hanno denunciato che neppure al-Mawasi dispone delle strutture e delle risorse necessarie per ospitare un simile flusso di persone. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, la situazione rischia di degenerare ulteriormente in una “catastrofe umanitaria senza precedenti”.

Il nodo ostaggi complica l’operazione

Secondo le autorità israeliane, almeno 50 ostaggi sarebbero ancora detenuti nelle aree centrali della Striscia, inclusa Deir al-Balah. Questo dato rende l’intervento militare particolarmente delicato. Famiglie degli ostaggi hanno espresso grande preoccupazione, temendo che le nuove operazioni possano mettere a rischio la vita dei loro cari.

La questione degli ostaggi continua a pesare sui negoziati per un possibile cessate il fuoco. Mentre proseguono contatti informali tra le parti, la ripresa delle ostilità su vasta scala rischia di allontanare qualsiasi soluzione diplomatica.

Vittime civili e blocco degli aiuti

I bombardamenti e l’avanzata terrestre hanno provocato almeno sette morti tra i civili, secondo fonti mediche palestinesi. Le organizzazioni umanitarie lamentano che le nuove evacuazioni abbiano interrotto la distribuzione di cibo e farmaci, bloccando interi convogli. Alcuni ospedali, già al collasso, sono stati costretti a sospendere i ricoveri non urgenti.

Le Nazioni Unite hanno ribadito la necessità di “cessare immediatamente ogni azione militare che metta a rischio la popolazione civile”, mentre Papa Francesco ha lanciato un nuovo appello per “fermare la barbarie” e riprendere il dialogo.

Il rischio di un’escalation senza ritorno

L’ingresso dell’IDF nella zona centrale di Gaza apre un nuovo capitolo della guerra, potenzialmente più distruttivo. Secondo fonti militari, l’obiettivo è “disarticolare i resti delle infrastrutture di Hamas e liberare gli ostaggi”, ma l’operazione potrebbe trasformarsi in una nuova, lunga occupazione.

Nel frattempo, cresce il timore che la guerra possa allargarsi ad altri fronti: sul confine nord con il Libano, l’esercito israeliano ha aumentato la presenza di truppe in seguito a nuovi lanci di razzi da parte di Hezbollah.