È boom per le aziende agricole biologiche in Italia. Crescono le superfici coltivate in assenza di pesticidi chimici, così come aumentano gli operatori sul territorio. La crescita è generalizzata lungo tutto lo stivale ma è il Meridione – in particolare Sicilia, Calabria, Puglia e Campania secondo gli ultimi dati diffusi dal Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica del Ministero delle politiche agricole - a trainare il comparto.
Circa 60mila le aziende certificate “bio” in Italia, più della metà (55,8%) sono concentrate al Sud: 3.414 solo in Campania.
Se l’alimentazione biologica sia una buona idea o se sia solo un modo per pagare inutilmente di più prodotti assimilabili a quelli di largo consumo, è un dilemma che assale molte persone che hanno a cuore la propria alimentazione. Possiamo essere davvero sicuri che un prodotto bio, più caro sul mercato sia davvero tale? È giusto acquistarlo e pagarlo di più? E anche se fossimo sicuri che i prodotti siano davvero bio, quanto sarebbero davvero più sani per l’organismo? Insomma, il gioco vale la candela? Questi interrogativi saranno al centro del sesto e ultimo appuntamento di Donne Che Sanno (www.donnechesanno.it) ciclo di incontri promosso da “Fondo Mario e Paola Condorelli” (www.fondomarioepaolacondorelli.it) e L’Altra Napoli, con il patrocinio di Regione Campania, Comune di Napoli e Società Napoletana Storia Patria, che il 4 giugno prossimo riunirà a Napoli (Maschio Angioino, via Vittorio Emanuele III – terzo piano) esperti e tecnici, sul tema “Sapere se il bio conviene. Come esso incide sulla salute, sull’agrosistema, sull’ambiente, sui prezzi”. Interverranno Vincenzo Linarello presidente di Goel, Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento di Agraria Università di Napoli Federico II, Rosario Stornaiuolo presidente Federconsumatori Campania. Modererà i lavori la giornalista Anna Paola Merone. Domande del pubblico e conclusioni affidate a Celeste Condorelli.
Per Lorito quello dell’agricoltura biologica è un modello sostenibile ma avverte: “Attenzione alle bio-bufale, che è giusto combattere con una corretta informazione ma è altrettanto giusto dire che consumare cibo bio conviene perché, ad esempio, in fase produttiva riduce l’impatto ambientale, salvaguardando i servizi ecosistemici che la natura offre gratuitamente all’uomo.
Tra questi, la decontaminazione dei residui dell’attività antropica, il riciclo dei nutrienti, l’azione degli impollinatori, il mantenimento della fertilità dei suoli, la purificazione delle acque, la naturale soppressione dei patogeni e delle infestanti. Si è calcolato che su scala nazionale questi servizi valgono oltre 70 miliardi di euro l’anno. L’Italia è il Paese europeo, insieme alla Spagna, maggior produttore di biologico, sia in termini di superficie agricola dedicata che di valore economico del comparto. Quindi chi mangia bio riduce il costo ambientale del cibo che consuma e sostiene una componente dell’economia nazionale con un occhio attento alla sostenibilità”.
Sul prezzo che si paga per il biologico Vincenzo Linarello, presidente di Goel - Gruppo Cooperativo che lotta contro la ‘ndrangheta in Calabria e nel resto d’Italia, ritiene che "la sfida è riuscire a provare che non solo l’etica è giusta, ma è anche efficace e conveniente sul mercato. Essa dà utili e profitti, un risultato che, da solo, può delegittimare l’economia mafiosa. Goel Bio è la prima cooperativa agricola sociale che aggrega aziende che si oppongono alla ‘ndrangheta, che hanno adottato un codice di comportamento etico sulla produzione con metodo biologico e sull’uso esclusivo del lavoro legale sui campi”. Foto dal Web