Sorbillo, pizzaioli in piazza per dire "stop al racket"

La manifestazione di solidarietà è l'unico modo che hanno i commercianti per lanciare un SOS

Campania seconda regione per numero di denunce contro estorsori. Ma serve aumentare il fondo per le vittime. Invece Salvini e De Magistris continuano a litigare su 100 vigili in più

Napoli.  

La Napoli del commercio si mobilita per esprimere solidarietà a Sorbillo ma soprattutto per lanciare un chiaro segnale alla camorra del racket che sta rialzando la testa. La manifestazione si è tenuta al centro storico, dove tutti i pizzaioli napoletani si sono ritrovati per stringersi intorno a uno dei simboli della rinascita della città. Oggi i commercianti e tantissimi cittadini sono scesi in piazza per dimostrare solidarietà all'imprenditore. Nello stesso tempo si chiedono misure concrete per contrastare il fenomeno del racket, i commercianti chiedono al Governo di non essere lasciati soli.

“Oggi testimoniamo la nostra vicinanza a Sorbillo ma presto dovremo fare iniziative più concrete, da troppi anni il commercio napoletano subisce certe cose, è il momento di reagire anche dal punto di vista del Governo che non ci può lasciare in questo modo" dichiara Antonio Pace, presidente dell'associazione verace pizza napoletana.

“Oggi in piazza è scesa la parte buona di Napoli, quelli che non ci stanno a subire vessazioni. Gino è solo l'ultimo di una serie di intimidazioni compiute verso le attività gastronomiche, le altre sono passate più sotto silenzioLa malavita deve sapere che non ha strada libera. Siamo impegnati da tempo su questo fronte – dichiara Giosuè Silvestro di Slow Foof – Combattiamo per il cibo buono pulito e giusto”.

I pizzaioli che hanno manifestato affermano di non aver paura di niente, “non saremmo venuti in piazza – dicono - È stato toccato un simbolo di napoli. Quello che chiediamo in una sola parola e la “pizza pulita”, un modo per sostenere le attività che lavorano onestamente e non si piegano ai ricatti.

Centinaia le persone che si sono ritrovate davanti all'ingresso della Pizzeria Sorbillo, dove due notti fa è stata fatto scoppiare un'ordigno esplosivo. C'erano esponenti di associazioni di categoria del commercio, rappresentanti del Comune di Napoli tra cui l'assessore Alessandra Clemente, l'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio e il consigliere regionale Francesco Borrelli, esponenti di comitati civici.

«Cè bisogno di rispondere con forza a questi eventi – ha detto l’ex ministro dell’ambiente - Con queste intimidazioni la camorra cerca di imporsi sul territorio, ma bisogna contrastarla con forza e con le armi dello Stato. Non possiamo abbassare la guardia».

Intanto Gino Sorbillo è in viaggio verso Napoli e non è escluso che domani incontri il ministro Matteo Salvini che ha annunciato il suo arrivo ad Afragola intorno alle 14,30.
Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli ha annunciato che sabato mattina alle 9 ci sarà una iniziativa antiracket ad Afragola con Gino Sorbillo e poi un corteo dalle 11 di mattina a Napoli con un nuovo corteo.

La bomba contro Sorbillo è stata come una dichiarazione di guerra. La malavita ha deciso di alzare il tiro dopo un certo tempo di silenzio, durante il quale ha osservato come cresceva il volume di affari nei vicoli dei Decumani. Ogni sera la fila davanti a pizzerie e bar, la nascita di centinaia di attività commerciali. Il cibo, o meglio il settore del “food” in tutte le sue declinazioni, dalla bancarella di panzerotti all'angolo alla pizzeria gourmet, hanno segnato le nuove traiettorie di consumo. Per molti ha anche significato sottrarre braccia alla criminalità per impiegarle in cucina. Il lavoro onesto è contagioso, soprattutto quando funziona, porta discreti guadagni. La camorra ha capito che era arrivato il momento di farsi avanti. E lo ha fatto puntando al più noto dei marchi, il Sorbillo ambasciatore della pizza, e quindi di Napoli, nel mondo.

Per questo oggi tutti i pizzaioli sono scesi in strada. Non si tratta solo di un esercizio sterile di solidarietà dovuta, ma dell'unico modo che hanno i commercianti di lanciare il loro SOS alle forze dell'ordine e alle istituzioni.

Il Governatore Vincenzo De Luca nel suo commento di ieri all'episodio dei Tribunali aveva lanciato un appello: “Parlate”. Ai commercianti aveva detto: “Se siete pressati o minacciati non esitate a rivolgervi alle forze dell'ordine”. Facile a dirsi. Chi da decenni conosce il fenomeno del racket sa che la cosiddetta pedagogia criminale dell'estorsione è talmente pervasiva e terrorizzante che non c'è appello che tenga. Parlare il più delle volte significa firmare la propria condanna, o subire ritorsioni sugli affetti più cari. II“pizzo” è una tassa sulla sicurezza che tanti preferiscono pagare in silenzio.

Secondo i dati di Transcrime si stima che il fatturato complessivo dell’estorsione organizzata in Italia oscilli tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro l’anno.

Per fortuna sempre meno imprenditori cedono al racket. Secondo i dati dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, negli ultimi 5 anni le denunce per estorsione sono aumentate complessivamente del 64,2 per cento.

La regione con il più alto numero di denunce segnalate all’Autorità giudiziaria è la Lombardia, al secondo posto troviamo la Campania.

Le denunce sono aumentate anche perché senza denuncia non si può presentare istanza per accedere al fondo anti racket. L’ ammontare complessivo dei fondi attribuiti dal Comitato di solidarietà per le vittime di racket e usura è di 1 milione e 84 mila euro, (690 mila a soggetti residenti in Campania, e 612 mila a persone residenti a Napoli).

Quanto è accaduto alla Pizzeria Sorbillo dunque può servire ad accendere una luce su un fenomeno che non è mai stato davvero debellato. Parallelamente alle indagini della Dda e agli sforzi che quotidianamente compiono tutte le forze dell'ordine a Napoli, è necessario adesso aprire un osservatorio sul commercio, mettere insieme tutti gli attori, dalle associazioni di categoria ai gruppi di sostegno per le vittime di racket e usura, aumentare i fondi a disposizione per chi decide a proprio rischio e pericolo di uscire allo scoperto e denunciare.

Ma questo è un compito che spetta alle istituzioni e alla politica. Il sindaco De Magistris e il ministro dell'Interno Salvini, le due figure istituzionali più rappresentative in questo momento per la città e per la sicurezza, invece litigano sul numero degli agenti di polizia municipale. Come se 100 vigili urbani, in una metropoli come Napoli, potessero davvero fare la differenza.