Si tratta di un film che a Napoli, e sulla collina vomerese in particolare, abbiamo visto già più volte, senza che i problemi a monte di questi eventi, che, per mera fortuna, non si trasformano in tragedie, vengano risolti - esordisce Gennaro Capodanno, ingegnere, presidente del Comitato Valori collinari - Ricordo, solo per esemplificare, quando accadde in via Orsi a metà ottobre del 2022.
Anche in quel caso, per un cedimento strutturale, si dovette procedere alla chiusura della strada e allo sgombero dell'edificio interessato. E pure allora, come si legge anche oggi dichiarazioni rilasciate ai mass media, ci fu chi se la prese con i condomìni che dovrebbero, ovviamente a proprie spese, chiamare un professionista strutturista per accertare periodicamente le condizioni statiche del fabbricato. Insomma la solita solfa che si recita da lustri, in circostanze analoghe, del famigerato "fascicolo del fabbricato", che torna comodo per il consueto scaricabarile.
"Solo che - sottolinea Capodanno - nel caso del fabbricato di via Solimena 113, questo ragionamento non trova appigli. Difatti l'edificio in questione è stato ristrutturato appena l'anno scorso mentre anche nel corso dello scavo, effettuato in fretta e furia nella giornata di ieri, quando si è verificato l'evento, si è visto che nel sottosuolo della carreggiata antistante la verticale della scala A, interessata dal cedimento, erano presenti copiose infiltrazioni d'acqua.
Se questa sia una causa o una concausa dei danni riscontrati dai residenti del fabbricato ad angolo con via Merliani - aggiunge Capodanno - , sarà difficile accertarlo, pure laddove intervenisse la magistratura. Un eventuale Ctu, nominato dal magistrato adito, visto che lo stato dei luoghi è totalmente mutato, avrebbe non poche difficoltà a chiarire la dinamica degli eventi con l'accertamento delle cause.
Purtroppo - puntualizza Capodanno - a Napoli paghiamo le conseguenze della vetusta e della fatiscenza di buona parte delle reti fognaria e idrica, per le quali notoriamente manca un monitoraggio costante ed efficiente, da effettuarsi con modalità telematiche, teso anche a individuare celermente eventuali perdite, evitando così il dilavamento dei terreni, con la creazione di grosse cavità che, nel tempo, danno luogo a cedimenti stradali, come di recente accaduto in via Manzoni, o, cosa ancora più grave, a danni alle fondazioni dei fabbricati, con conseguenti sgomberi e ripercussioni sui cittadini. Reti che andrebbero, in molti casi, sostituite in considerazione del lungo tempo trascorso dalla loro installazione, attraverso una preventiva mappatura dell'esistente. Una situazione ben nota da tempo, rispetto alla quale non risulta che, sino ad oggi, si siano mai assunte le iniziative necessarie e opportune. Adesso, alla luce di quest'ultimo, almeno per il momento, episodio, per un poco la vicenda sarà alla ribalta delle cronache, per poi purtroppo tornare del dimenticatoio.
Allo stato - afferma Capodanno - l'unica nota positiva è che il tratto di via Solimena, tra via Luca Giordano e via Merliani, è stato riaperto al transito veicolare. Resta solo interdetta la parte di carreggiata, antistante l'edificio, dove c'è ancora il cantiere e dove, nonostante che per oggi era prevista un'allerta gialla che domani passa ad arancione, non si è provveduto a coprire, almeno con teli di plastica, il tratto stradale dove è stato eseguito lo scavo, privo, al momento, di asfaltatura.
Per il resto - conclude Capodanno - resta l'aspetto più grave di quest'amara vicenda. Vale a dire lo sgombero delle abitazioni della scala A dell'edificio, senza che siano noto quando gli occupanti, si parla di 13 famiglie, potranno tornare nelle proprie case, così come restano chiuse le tre attività commerciali, poste a piano terra della verticale interessata. Danni incalcolabili per la società civile che di certo comporteranno degli strascichi ".