Sanremo e quel messaggio notturno che parla di noi

Riflessioni su Sanremo, festival della canzone che rispecchia il tempo che viviamo

sanremo e quel messaggio notturno che parla di noi
Napoli.  

Prima di ieri mattina (domenica 16 febbraio, ndr) non pensavo neanche lontanamente di parlarvi dell'evento che aveva puntualmente travolto l'Italia, festaiola e non: il festival di Sanremo. Anzi, ero fermamente deciso a trattare l'argomento con la spocchia che mi contraddistingue dai tempi del liceo, quando Sanremo era "di destra", e poi (grazie a Dio) c'era il Premio Tenco che "era di sinistra". Ricordo ancora le comiche zuffe con mio padre - un bonario fascista della prima ora - e mia madre, rassegnata a seguirne le posizioni politiche più per educazione che per devozione.

Non avrebbe fatto eccezione neanche quest'anno: se qualcuno mi avesse chiesto un'opinione avrei sputato sentenze manco fossi un giudice improvvisato e tronfio del lontano West. L'idea era quella di mostrare i muscoli sulle deflessioni più che sulle verticistiche intuizioni o eccellenze del festival, e gustarmi il gran finale parlandovi (finalmente) dei 50 anni di un album cantautorale, meraviglioso per quanto incastonato in un tempo che non tornerà mai più, Rimmel di Francesco De Gregori (è la seconda e quasi ultima volta che lo cito). Ritornando in Liguria, ero insomma pronto a tutto pur di mantenere il mio punto gravido di boria giovanile, fino a quando una mia cara amica, delicata come un girasole e tenace come un giunco, che "di destra" non è, alle 3.29 (peraltro su mio espresso e neanche tanto convinto invito) non mi ha inviato i suoi commenti sui vincitori del sempre più amato e popolare "festival della canzone italiana". Premettendo l'ordine di arrivo, che peraltro già conoscete tutti - 1° Olly, 2° Lucio Corsi e 3° Brunori Sas - vi riporto integralmente i suoi personali, lievi, pertinenti e incantevoli commenti.

"I primi tre classificati mi piacciono. Confesso che il primo classificato non sapevo neanche chi fosse, ma ha una bella voce e la canzone (BALORDA NOSTALGIA) ha una bella armonia…parla di un momento di nostalgia per un amore finito…forse un po’ sempliciotta, ma tutto sommato funziona. Quando l’ha cantata dopo la premiazione all’Ariston già la cantavano tutti.

Il secondo posto a Lucio Corsi che ha cantato “VOLEVO ESSERE UN DURO”. Lui è davvero un personaggio, sembra un menestrello d’altri tempi e si veste come se fosse a Frittole, 1300-quasi 1400…però suona il pianoforte e la chitarra e questo è un punto a suo favore. Anche la canzone sembra un po’ uscita dal passato…un mix tra Angelo Branduardi ed Eugenio Finardi…però ha una dolcezza ed una delicatezza che mi ha conquistato.

Il terzo posto è andato a Brunori Sas, un cantautore  calabrese (mi sembra) sconosciuto…o che almeno io non avevo mai sentito nominare (come il primo ed il secondo tra l’altro). È la canzone che mi è piaciuta di più. Sembra una canzone della vecchia scuola del cantautorato italiano, dedicata penso alla figlia che la canzone segue mentre diventa grande. O forse alla vita che passa e ai cambiamenti, che vengono segnati dalle tappe della figlia…forse è quella che mi è piaciuta più di tutte, perché di questa canzone mi è piaciuta la scelta delle parole, che sono poetiche e musicali insieme.

Un discorso a parte merita la canzone di Giorgia (LA CURA PER ME). Lei mi piace un sacco. Ha una voce potente e un controllo della voce pazzesco. Con quella voce può cantare di tutto e farla arrivare giusto al cuore di chi l’ascolta. Quando l’ho sentita la prima volta (cioè stasera) mi ha colpito molto sia per melodia che per parole, ma c’è qualcosa che non mi convince, anche se non ho ancora capito bene cosa…è come se le parole non fluissero come dovrebbero…ci sono troppi cambi di registro sia vocale (ma questo lei lo sa fare bene e diventa un punto di forza) che stilistico, di scrittura…non so, come se alcune parole fossero state messe lì per riempire qualche vuoto…penso che la canzone racconti un rapporto di dipendenza emotiva di una donna che non riesce ad affrancarsi da questo uomo che troppo spesso la lascia sola di notte in una stanza buia…e lei ha paura, ma non sa come fare a meno di lui, fino alla strofa finale in cui sembrerebbe esserci il riscatto. Menzione speciale per Elodie, che rifulge per eleganza e sensualità. E questo è tutto: le mie impressioni sull’ultima puntata del festival di Sanremo 2025."

Senza nulla togliere ai giornalisti di professione e con tutto il rispetto per chi la pensa diversamente dalla mia amica, credo che quanto qui fedelmente riprodotto interpreti il sentimento (anche in divenire) di questa nazione e ciò non possa essere disconosciuto (come ha fatto regolarmente il sottoscritto) né sottivalutato, come fanno invece i milioni di italiani che lo guardano con un occhio solo oppure manco quello. Così, al diavolo De Gregori e la sua Rimmel (che rifulge e rifulgerà per sempre di luce propria) ed evviva Sanremo, che porta con sé qualcosa di molto più viscerale e transeunte, e perciò più fedele e benevolo con l'uomo e il suo (anche miserevole) tempo.