Il progetto del Comune di Napoli per realizzare una pedana mobile sulla costa della Rotonda Diaz è stato bocciato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. L’iniziativa, su cui l’amministrazione lavorava da oltre due anni, prevedeva una struttura temporanea di circa 690 metri quadrati, da installare nei mesi estivi. La piattaforma sarebbe stata dotata di rampa per disabili e capace di accogliere fino a mille persone, offrendo un accesso gratuito al mare nel cuore della città.
La motivazione della Soprintendenza: “Deturpa il paesaggio”
La risposta della Soprintendenza è stata chiara: la pedana, pur temporanea, deturperebbe il paesaggio costiero. Una decisione che ha suscitato molte polemiche tra i cittadini, soprattutto in un momento in cui si discute sempre più di accessibilità e inclusività negli spazi pubblici. Per molti, si tratta di un’occasione persa per democratizzare l’accesso al mare, offrendo un’alternativa alle costose spiagge private.
Il mare di Napoli: tra bellezza e inaccessibilità
A Napoli il mare c’è, ma non per tutti. La celebre frase di Anna Maria Ortese, “Il mare non bagna Napoli”, pronunciata oltre 70 anni fa, oggi sembra più attuale che mai. Il mare esiste, si vede, si sente, ma per la maggior parte dei cittadini resta un miraggio. Le poche spiagge libere sono spesso scomode, non attrezzate e difficilmente accessibili, specialmente per le persone con disabilità o per chi non può permettersi gli stabilimenti privati.
Un’occasione persa per l’economia locale
Oltre all’impatto sociale, la pedana sulla Rotonda Diaz avrebbe rappresentato anche una spinta economica per i commercianti della zona. Bar, ristoranti e attività limitrofe avrebbero beneficiato di un flusso costante di bagnanti e turisti. Ma la decisione della Soprintendenza lascia tutto in sospeso, alimentando il dibattito su come conciliare valorizzazione del paesaggio e diritto alla fruizione collettiva.
Accessibilità al mare: una sfida ancora aperta
Il caso della Rotonda Diaz è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che mettono in luce la mancanza di accesso pubblico al mare a Napoli. Un problema urbanistico, sociale e culturale che richiede soluzioni coraggiose e condivise. Perché un mare che si può solo guardare, non è davvero un mare per tutti.
