Non c'è solo Milano alle prese con la voglia di crescita e trasformazione urbanistica. Lì ci sono i grattacieli, interi quartieri rasi al suolo. Da noi il cambiamento è "visibile" attraverso la comparazione di scatti storici e immagini contemporanee: raccontano sessant’anni di trasformazioni lungo via dei Tribunali, simbolo della gentrificazione napoletana. Un confronto tra passato e presente che mostra non solo il recupero edilizio e l’arrivo del turismo, ma anche l'espulsione dei residenti storici e il tramonto della vita quotidiana di quartiere.
Via dei Tribunali: il cuore che batteva popolare
Via dei Tribunali è una delle arterie più antiche di Napoli, corrispondente all’antico decumanus maior della Neapolis greco-romana. Un tempo, tra gli anni Cinquanta e Ottanta, era la spina dorsale della città popolare, attraversata da carretti, motorini, ragazzini scalzi e donne che si affacciavano ai balconi. Nelle botteghe si sentiva l’odore del ferro battuto, del pane caldo, del pesce fresco venduto per strada. Nessun turista, nessun aperitivo al tramonto. Solo quotidianità napoletana, con le sue contraddizioni e la sua bellezza ruvida.
Le foto storiche: Napoli che resisteva
Andando a ritroso in un archivio fotografico degli anni Cinquanta-Sessanta, troviamo un tratto di via dei Tribunali com’era: marciapiedi rovinati, edifici anneriti, ma vivi; bambini che giocano a pallone, un barbiere con la porta aperta, le insegne scolorite di negozi a gestione familiare. Una Napoli popolare, affaticata ma vera, in cui i legami tra le persone valevano più dei mattoni.
Allora tutti conoscevamo tutti. Il quartiere era povero, ma era casa. Chi ha vissuto in via dei Tribunali ha vissuto la forsennata corsa ai B&B.
La svolta: turismo e riqualificazione
Con il boom del turismo culturale e low cost a Napoli (soprattutto dopo il 2010), via dei Tribunali è stata tra le prime a essere interessate da un’intensa trasformazione. I palazzi sono stati ristrutturati, le facciate rifatte, molte abitazioni convertite in case vacanze e B&B.
Gli affitti sono saliti vertiginosamente: da 300 euro per un bilocale nel 2005 a oltre 900 euro nel 2023. Le botteghe tradizionali hanno lasciato spazio a pizzerie, fast food napoletani, negozi per turisti.
La vita quotidiana ha ceduto il passo alla narrazione commerciale del “sapore napoletano”.
Le foto di oggi: cartolina o copertina?
Le immagini attuali mostrano un’altra Napoli: colorata, vivace, patinata. Le bandierine sventolano tra i balconi, i tavolini invadono la strada, le file davanti alle pizzerie bloccano il passaggio. Turisti da tutto il mondo scattano selfie con il corno rosso o il murale di Maradona sullo sfondo. È la Napoli che piace, che vende, che incanta. Ma che non appartiene più a chi ci abitava.
Gentrificazione: il prezzo del decoro
La gentrificazione ha sicuramente portato con sé valorizzazione architettonica, miglioramenti estetici, un certo aumento della sicurezza percepita e una nuova economia locale basata sul turismo.
Ma ha anche provocato l’allontanamento di famiglie storiche, l’aumento delle disuguaglianze, la perdita dell’identità urbana e la scomparsa del commercio di prossimità. Il decumano maggiore è ora un teatro a cielo aperto: bellissimo, ma in gran parte recitato per un pubblico che entra, fotografa, consuma e va via.
Dato chiave
Nel 2023, secondo i dati dell’Osservatorio sugli affitti brevi, oltre il 43% delle abitazioni in via dei Tribunali risultava dedicato esclusivamente a turisti, con una crescita del 600% rispetto al 2011. La trasformazione di via dei Tribunali è il simbolo di un fenomeno globale calato nella realtà napoletana: la città che si vende per sopravvivere, ma rischia di smarrirsi.
Dietro ogni foto patinata, resta una domanda aperta: chi ha diritto di vivere nel cuore di Napoli?
