Stuprate da rom conosciuti in chat."Atto feroce e premeditato"

Il gip: manette usate per legatele due ragazzine

Le 14enni adescate su Facebook e aggredite in un boschetto nel quartiere Collatino: "Atto di una ferocia inaudita" Domani interrogatorio dei due ventenni rom di origine bosniaca

Napoli.  

 

di Simonetta Ieppariello

Legate a una ringhiera con le manette, portate in un luogo isolato e stuprate nell'estrema periferia Est di Roma. Le vittime sono due quattordicenni, violentate da un nomade bosniaco di 21 anni, Mario Seferovic, nato a Napoli ma residente nel campo nomadi di via di Salone, uno dei più pericolosi e problematici della Capitale. La ricostruzione dell'accaduto è scioccante. 

«La scelta del luogo è un primo, importante elemento che dimostra la premeditazione del delitto, così come l'utilizzo delle manette che il reo aveva portato con sé con l'inequivocabile intento di farne uso per legare le vittime ed impedire loro di fuggire durante lo stupro programmato». Lo scrive il gip Costantino De Robbio nell'ordinanza di custodia cautelare di Mario Seferovic, 21 anni, alias Alessio il Sinto, e Maikon Bilomante Halilovic, 26 anni, per lo stupro di due 14enni avvenuto a maggio scorso a Roma. Per il giudice: «Il ricorso a un complice demandato a sorvegliare l'accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti» e aumentare la paura nelle vittime «aggrava ulteriormente un fatto già di per sé estremamente allarmante».
Secondo le indagini dei carabinieri una volta sul posto, i due avrebbero spinto le ragazze verso un angolo appartato, usato anche dalle prostitute, le avrebbero legate con le manette a una recinzione. "Alessio" le le avrebbe violentate a turno. L'amico avrebbe fatto da palo all'inizio del vicolo.

Una volta finito quell'inferno, Seferovic avrebbe minacciato le ragazze: "Se parlate ammazzo voi e la vostra famiglia".
Sebbene i fatti siano avvenuti il 10 maggio, le due giovani non hanno denunciato immediatamente lo stupro e non sono nemmeno ricorse a cure mediche. "Mario ha chiamato anche a casa - racconta ancora la vittima - e ha parlato con mia madre fingendosi un ragazzo qualunque per convincerla a farmi uscire con lui".
Intanto, emergono altri dettagli sui giovani stupratori. Orrore nell'orrore. Mario Seferovic, chiamato Alessio il Sinto, 21 anni dopo aver stuprato due quattordicenni nella periferia di Roma si sarebbe messo in posa sul social con i selfie. Sul suo profilo Instagram spuntano frasi cariche di rancore: "Odio tutti" e poi tante foto come qualsiasi ragazzo della sua età.

Dopo la violenza contro le due quattordicenni Alessio si è concesso alcuni scatti da "duro" e video con gli amici in giro per Roma. "Avevi detto per sempre", scrive Sferovic sui social. Probabilmente dietro quella rabbia c'è una storia finita male. "Ci siamo conosciuti, tenuti, per poi finire sconosciuti. Meglio di me ne troverai, ma come me mai", si legge sul suo profilo Instagram. 

L'accusa è di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso.

Grazie alle accurate indagini i militari sono riusciti a individuare i due bosniaci. Nella notte tra giovedì e venerdì Seferovic è stato arrestato nel campo nomadi di Salone: era già conosciuto alle forze dell'ordine per aver commesso reati contro il patrimonio. Halilovic invece è stato arrestato a Tor Sapienza, quartiere vicino quello di via Salviati. 

Una foto sul profilo Instagram di Alessio il Sinto colpisce più di ogni altra. È l'immagine di una donna nuda in manette durante un "gioco sessuale". La foto, postata il 19 luglio, è successiva allo stupro che si è consumato lo scorso maggio. Ma questa immagine ha una nota inquietnate perché le manette proprio Alessio le ha usate per ammanettare le ragazzine di 14 anni che ha adescato e poi stuprato le ha legate proprio usando delle manette, secondo la ricostruzione degli inquirenti. Insomma a quanto pare le manette hanno un ruolo nella perversione del rom.