Ucciso in auto con la madre: nessuno ha visto niente

Ieri il dramma a Casalnuovo

Casalnuovo di Napoli.  

 

di Simonetta Ieppariello

 

Era arrivato da poco sotto casa, in via Casarea, Clemente Palumbo quando lo hanno freddato. Casalnuovo, una manciata di chilometri per arrivare nel territorio di Volla. Palumbo, aveva fermato la sua piccola auto Aygo e stava per salire a casa. Sua madre Immacolata era con lui. All'improvviso la pioggia di fuoco ha travolto Clemente Palumbo, 34 anni, e la madre Immacolata De Rosa, 55 anni. I sicari avrebbero sparato a bordo di uno scooter, come in un copione, ormai, tristemente noto nelle notti e giorni di Napoli. 

Tre colpi hanno raggiunto l'uomo alle spalle e al collo, uno ha centrato la donna sotto l'ascella. Questo ha creato i primi dubbi in chi li ha trovati. Non si vedeva il sangue di Immacolata. Si è pensato, in prima battuta, che a stroncarla fosse stato un malore. Lo spavento per l'assalto si pensava l'avesse finita. Invece no. Lei è morta, invece, quasi subito per quel colpo: il figlio, trasportato all'ospedale Cardarelli in codice rosso, ha cessato di vivere in tarda serata. Madre e figlio erano arrivati in via Casarea dove abitavano. Clemente Palumbo non ha avuto neanche il tempo di rendersi conto cosa gli stesse accadendo. Gli hanno sparato a bruciapelo, lasciandolo in una pozza di sangue, sicuri di averlo ucciso. La madre Immacolata non era un bersaglio dei killer, ma è stata colpita da un altro proiettile, che l'ha uccisa sul sediolino lato passeggero.

Un agguato alle 19,30 di sera, in una strada illuminata e a qualche decina di metri dal bar Cerbone ancora aperto. Eppure nessuno ha visto niente. I corpi erano lì, nell'auto. Ma nessuno ha visto e nessuno ha sentito. A scoprirli una gazzella con a bordo due carabinieri che perlustravano le strade. In auto due corpi con lui che ancora respirava, che sono rimasti a lungo immobili senza che nessuno desse l'allarme. Ora c'è da capire per quanto tempo siano rimasti lì. Nessuno ha detto di aver sentito gli spari. Difficile stabilire a che ora i killer siano entrati in azione.

Ora si spera in una telecamera, quella del bar che potrebbe aver ripreso tutto. Si analizza frame dopo frame cercando immagini dei killer. Agli accertamenti sono stati delegati i carabinieri del nucleo investigativo della compagnia di Castello di Cisterna, che indagano coordinati dal pm di turno Gianfranco Scarfò. L'uomo aveva piccoli precedenti di polizia di vecchia data, ma non risulta direttamente affiliato al clan camorristico locale. Lavorava come imprenditore. Era invece titolare di una ditta di movimento terra e lavorava in piccoli cantieri edili. Insomma, non era un elemento di spicco, peso, affiliato del cartello locale.Nessuno ha riferito particolari su quanto accaduto. A scoprire mamma e figlio una pattuglia di carabinieri.

Ora indagano gli inquirenti per analizzare le fibrillazioni e ambizioni della mala nella zona. Tutto accade in un momento di particolare recrudescenza di crimini e tensioni tra Napoli e provincia. Cartelli e sodalizi sono in pieno riassetto. Sullo sfondo scontri e agguati sanguinari, che sembrano non risparmiare nessuno e seguire la sola logica del dominio. Si spara, si uccide in pieno giorno, davanti a gente. Tutto accade per il riassetto del controllo di affari quali spaccio di droga ed estorsioni in territori da tempo ad alto tasso e tensione criminale. Gli inquirenti non escludono alcuna pista. I carabinieri indagano sull'agguato coordinati dal pm Gianfranco Scarfò, del pool diretto dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Si indaga negli ambienti dello spaccio di droga.