Messico, terrore per i 3 scomparsi: trovati cadaveri smembrati

Chiesto esame del Dna

 

di Simonetta Ieppariello

Quasi 40 i giorni di buio, angoscia, attesa e disperazione. Nessuna notizia di Raffaele Russo, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino spariti in Messico lo scorso 31 gennaio e una notizia che crea ulteriore dramma nei familiari a Napoli. 

Quarantott’ore fa i media locali hanno diffuso una notizia agghiacciante: cinque cadaveri smembrati sono stati scoperti dalla polizia; erano dentro buste di plastica lasciate all’interno di un Suv rosso parcheggiato a bordo. La macabra scoperta in un sentiero lontano dal centro, in una lontana contrada rurale nei dintorni di Chilapa, nello stato messicano di Guerrero, nel Sudest del paese. 

Li hanno trovati dei civili che stavano raggiungendo il mercato settimanale di Chilapa. Difficile, impossibile identificare i tratti somatici e i legali della famiglia di Russo e Cimmino hanno subito chiesto l’esame del Dna,

L’avvocato Luigi Ferrandino, ad avanzare le procedure legali internazionali per chiedere che su quei poveri resti venga eseguito l’esame del Dna, comparato con i codici genetici dei nostri connazionali. Desaparecidos dal 31 gennaio e ora il drammatico sospetto che quei resti umani orribilmente mutilati possano essere i loro. Spunta l’ombra inquietante e sanguinaria della macelleria messicana. Un rinvenimento che fa salire a 205 il numero di omicidi registrati nella sola provincia di Chilapa durante il 2017.

Nella classifica delle località più pericolose, sanguinarie dopo Acapulco spunta il nome di questa località. 

Unico dato certo quel messaggio vocale con i due giovani napoletani spiegarono via WhatsApp ai familiari in Italia di essere stati intercettati - nel pomeriggio del 31 gennaio - da due pattuglie di poliziotti. Agenti corrotti e arrestati. 

Lungo queste strade forse, probabilmente venne prelevato il 60enne Raffaele Russo. Mistero sul ruolo di Don Angel, che potrebbe averlo attirato in un tranello. Chissà.

Un altro interrogativo che aggiunge e lancia pesanti ombre sui referenti istituzionali del posto le dichiarazioni del sindaco, in un primo momento in prima linea nelle indagini, poi pronto a dirsi offeso per la cattiva pubblicità internazionale nata dal caso, sul suo territorio di competenza. 

A rendere tutto il quadro ancora più complesso e misterioso resta la scomparsa del capo della polizia municipale di Tecalitàn e del suo braccio destro.

Dopo la denuncia la Procura federale messicana ha di fatto epurato l’intero corpo delle divise in servizio nella cittadina amministrata da Diaz Contreras. Trentatré poliziotti «trasferiti» in una caserma di Guadalajara: ufficialmente con la motivazione di un «addestramento». Potrebbe esserci un nesso? Semplici domande ancora senza risposta in questo caso internazionale che sta letteralmente devastando la famiglia Russo in trepida e angosciosa attesa da settimane.