Incubo tubercolosi: morta dottoressa. Aperta indagine

Borrelli: Nessun rischio di contagio. Forlenza: verifiche in corso per chiarire ogni aspetto

 

di Simonetta Ieppariello

Tubercolosi, torna l'incubo a Napoli. Dopo un anno la scorsa notte è morta una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta. Il decesso è avvenuto al Cotugno, l'ospedale per le malattie infettive. Al di là del dramma vissuto dalla famiglia, a mettere in ansia il personale dell’ospedale San Paolo è il fatto che un altro medico, proprio oggi, è risultato positivo al test per la tubercolosi. L'azienda sanitaria ha avviato ogni verifica e procedura del caso.

''Una dottoressa che prestava servizio nell'ospedale San Paolo di Napoli è morta per tubercolosi'' dichiara il direttore generale della Asl Napoli 1 Centro, Mario Forlenza, che riferisce all'ANSA di aver istituito una commissione d'indagine "per la verifica del caso" e di aver chiesto al direttore del nosocomio una relazione. Rispetto a un possibile secondo caso di tubercolosi che avrebbe colpito un altro medico del San Paolo, Forlenza rende noto che "sono in corso accertamenti. Al momento c'è solo un sospetto".

L'Asl ha aperto verifiche per accertare che non ci siano ulteriori casi ed »anche per capire come un fatto così tragico possa essere accaduto» ha proseguito Forlenza. Secondo quanto fa sapere il direttore generale della Asl Na1 Centro, il medico - 60enne - era ammalato da circa un anno di altra patologia e «a fine agosto si è manifestata una forma di tubercolosi addominale».

La struttura di prevenzione è entrata subito in azione e ha fatto scattare subito le misure necessarie. Mario Forlenza ha precisato che si tratta di una forma meno pericolosa, dal punto di vista del contagio, rispetto alla tubercolosi polmonare.

I componenti della commissione d'indagine interna che è stata istituita e che è presieduta dal direttore sanitario aziendale, sono Remigio Prudente.

«Ma non c’è alcuna emergenza e nessun rischio di contagio», spiega il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità. «Stando a quanto riferitomi - spiega - la positività dell’altro medico non preoccupa perché essere positivi non significa aver sviluppato la malattia ma solo che si sono formati gli anticorpi per combatterla, una condizione comune a diverse persone. Sono state comunque avviate tutte le procedure per garantire che non ci sia alcun rischio per chi ha avuto a che fare con le persone coinvolte».