Sicurezza, Antimafia: le bombe denotano la debolezza dei clan

Ieri il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra a confronto con il procuratore Melillo

Napoli.  

Il problema sicurezza a Napoli non è per niente nuovo. Non è soltanto la bomba alla storica pizzeria dei Tribunali a far scattare l’allarme. L’attentato a Gino Sorbillo è soltanto la punta di un iceberg di un sistema che spesso passa in secondo piano. Basti pensare che ad Afragola ci sono stati otto attentati. Otto bombe carta contro imprenditori e commercianti nel giro di pochi giorni. La camorra ha alzato il tiro e i cittadini chiedono sicurezza. Ieri a Napoli, dopo la bomba a Sorbillo, è arrivato il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra: «Lo Stato combatte la camorra perché Napoli schifa le mafie e non abbassa la testa. Morra è stato a confronto con il procuratore capo Melillo proprio per discutere di sicurezza.

«Certe azioni fanno pensare ad una debolezza delle organizzazioni criminali che devono usare le maniere forti per ottenere quello che magari prima ottenevano con tranquillità - ha sottolineato il numero uno della Commissione Antimafia -  Nel corso dei decenni abbiamo registrato un impoverimento della presenza dello Stato soprattutto nelle regioni meridionali. Sarebbe stupido dire che una normale pizzeria a condizione familiare avrebbe ottenuto la stessa attenzione mediatica di Sorbillo. Per me tuttavia sono tutti uguali vorrei che questa attenzione ci fosse sempre.

Ieri ho voluto ascoltare il procuratore di Napoli Melillo per avere da lui suggerimenti e chiavi di lettura su cosa stia avvenendo. Sappiamo che a Napoli e nel casertano ci sono dei cartelli che stanno fra di loro guerreggiando per il controllo del territorio. Sappiamo che ad Afragola ben 8 bombe da metà dicembre hanno segnato in maniera drammatica la vita di questa comunità. Sappiamo anche che da sempre la camorra attraverso il racket e le estorsioni ottiene forme di finanziamento assolutamente inaccettabili perché sono espressione di una cultura parassitaria, criminale, contro cui lo Stato deve riversare tutti i suoi massimi sforzi. Sono convinto che il procuratore Melillo sappia fare bene il suo dovere perché è persona apprezzata e sono convinto che in tempi ragionevolmente celeri arriveremo a risolvere questi scenari inquietanti».

E mentre l’opinione pubblica discuteva sull’attentato, il capo dipartimento per gli affari di giustizie Giuseppe Corasaniti e il procuratore Nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho firmavano un accordo che riconosce per la prima volta un ruolo alla Dna in materia di cooperazione internazionale Da adesso in poi l’Antimafia potrà partecipare a corsi di formazione all’estero ed effettuare attività formative in altri Paesi a beneficio dei competenti organismi degli Stati esteri. Un contributo, questo, molto richiesto anche alla luce della grande esperienza maturata dal nostro Paese nel campo delle tecniche investigative nei confronti della criminalità organizzata e dell’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per la prevenzione dei rischi legati al terrorismo.