Omicidio Romano, Rete Sicurezza: "Sentenza non rende giustizia"

"Famiglie restano sole e sconfitte, serve riforma profonda"

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Napoli.  

"Una sentenza che non rende giustizia. La somma di due reati gravissimi - un omicidio e un tentato omicidio - si traduce in poco più di 18 anni di detenzione. Di fronte a questo verdetto, non possiamo che condividere il dolore della famiglia di Santo Romano e provare una profonda frustrazione".

Così Nelide Milano, Ilaria Puglia e Barbara Tafuri della Rete per la Sicurezza Minori e Adolescenti, commentando l'esito del processo a Napoli per la morte del giovane, vittima di un'aggressione brutale. "Se esci di casa armato e scegli di uccidere per una scarpa sporca - affermano - le conseguenze sono praticamente nulle. Questa è la risposta dello Stato italiano alla famiglia di Santo Romano. Una risposta fredda, insufficiente e inaccettabile.

Pur comprendendo che la pena inflitta sia superiore a quanto richiesto dalla Procura, resta comunque drammaticamente inadeguata rispetto alla gravità del crimine e alla sua dinamica. La verità è che la legge minorile è ferma a un tempo che non esiste più: va riformata e aggiornata, perché oggi non tutela le vittime, non educare, non dissuadere".

La Rete lancia un appello a tutte le forze politiche, chiedendo un impegno trasversale, al di là degli schieramenti, per avviare una riforma profonda della giustizia minorile e un piano strutturale sulle politiche giovanili. "Lo Stato - ancora Milano, Puglia e Tafuri - deve reagire con fermezza e visione. Servono risorse, investimenti e un'azione culturale capillare che arriva nei quartieri, nelle scuole, nei centri giovanili. Ma serve anche una risposta immediata alle barbarie: non possiamo assistere in silenzio alla deriva di una generazione che si arma e distrugge il proprio futuro".