“Non chiamatela paranza dei bambini. La morte di Emanuele Tufano prima e quella di Emanuele Durante cinque mesi dopo è avvenuta nell'ambito di dinamiche criminali di stampo camorristico”. E' chiaro il Procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri al termine della conferenza stampa convocata dopo il maxi blitz di carabinieri e polizia che all'alba di oggi ha eseguito 16 misure cautelari, nei confronti di altrettanti indagati, 6 dei quali ancora minorenni.
Un 15enne ucciso per errore dai suoi stessi amici, e un 20enne scelto come capro espiatorio e ammazzato per riaffermare la forza del clan dopo quel delitto. Questa in sintesi l'agghiacciante verità che emerge dalle indagini. Le due giovanissime vittime si conoscevano perché legate allo stesso gruppo criminale.
Il collegamento tra i due omicidi
Tufano, morto durante una "stesa" al rione Mercato il 24 ottobre scorso, secondo quanto ricostruito dalle indagini, sarebbe stato colpito da "fuoco amico", raggiunto per errore dagli spari esplosi da un ragazzo del suo stesso gruppo, a sua volta legato al clan Sequino della Sanità. Emanele Durante, 5 mesi dopo, diventa «capro espiatorio» di quel delitto.
L'OMICIDIO DI EMANUELE TUFANO
Emanuele Tufano morì lo scorso 24 ottobre in una traversa del corso Umberto, non lontano da piazza Mercato. Faceva parte del gruppo di giovani che, in scooter, calarono dal rione Sanità, tutti armati, per una dimostrazione, una sfida al clan rivale dei Mazzarella.
Una sfida iniziata due ore prima in una paninoteca di rione mercato dove due esponenti del clan della Sanità erano andati a mangiare: una chiara provocazione, un'invasione di territorio.
Il gruppo armato sarebbe stato intercettato da altri giovanissimi del rione Mercato, legati al clan Mazzarella, all’altezza del corso Umberto e lì sarebbe iniziato un conflitto a fuoco. Una sparatoria da “far west” caotica e feroce, che ha lasciato fori di proiettile su 150 metri di strada, nelle auto, nei bidoni dell'immondizia, nelle vetrine dei negozi.
UCCISO DA FUOCO AMICO, MA DA CHI? In quel caos un proiettile raggiunse Emanuele Tufano. Dopo accurate indagini della balistica oggi sappiamo che la mano che impugnava la pistola da cui è uscito il proiettle che ha ucciso il 15 enne apparteneva a un membro del rione Sanità, dunque "fuoco amico". L'identità dell'assassino di Tufano dunque per ora è ancora ignota. "Le indagini continuano - ha assicurato il Questore Maurizio Agricola"
Grazie alle capillari attività investigative sono state identificate le 14 persone - otto maggiorenni e sei minori - che parteciparono a quello scontro armato, con l'uso di almeno 5 pistole, destinatari del provvedimento cautelare eseguito oggi.
Sui social con le armi
Le 14 persone arrestate nell'ambito delle indagini sull'omicidio Tufano sono ritenute responsabili, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio, porto e detenzione di armi da fuoco tutti aggravati dalle modalità mafiose. I giovanissimi coinvolti sui profili social imbracciavano pistole e mitra. In quella sparatoria altri due ragazzi rimasero feriti. Dalle dichiarazioni rese agli inquirenti quella sera stessa si intuì subito che non si era trattato solo di una stesa.
“Nessuno dei giovani interrogati diceva la verità - ha spiegato il procuratore aggiunto Sergio Amato – Fu subito chiaro che la dinamica era più complessa. Tenete conto che Emanuele Tufano era nipote di uno delle figure di vertice del clan del rione Sanità. Quella morte non poteva restare impunita, altrimenti perdevano credibilità sul loro territorio. Viene fatta un'indagine interna al clan, ma i ragazzi continuano a mentire e questo viene interpretato come una mancanza di rispetto. Alla fine viene scelto Emanuele Durante come capro espiatorio. Il motivo per cui viene scelto Durante e non un altro possiamo ipotizzare che sia perché era il più lontano dalla catena di comando, quello che si poteva sacrificare”.
L'OMICIDIO DI EMANUELE DURANTE: "FU CAPRO ESPIATORIO"
Per l'omicidio di Emanuele Durante - tra l'altro imparentato con Annalisa, la ragazzina di 14 anni che nel 2004 fu utilizzata come scudo umano da Salvatore Giuliano nel corso di uno scontro a fuoco e assassinata - sono stati arrestati tre giovani. Le approfondite indagini compiute dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli hanno permesso di dimostrare che il gravissimo fatto di sangue avvenuto in via Santa Teresa degli Scalzi, a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale lo scorso 15 marzo, è strettamente correlato alla morte di Tufano, essendo stato deciso, approvato ed attuato da soggetti appartenenti al gruppo camorristico Sequino del quartiere Sanità, recentemente ricostituitosi per il ritorno in libertà di una serie di affiliati, tra i quali l'indagato Salvatore Pellecchia, scarcerato il 22 gennaio di quest'anno, nipote della madre di Emanuele Tufano. Dunque la giovanissima vittima era imparentata con un boss, e la sua morte non poteva restare impunita.
Le intercettazioni
“Lo hanno fatto per vendicare Tufano, era questione d’onore... è come se fosse stato ordinato direttamente dal carcere.” (Intercettazione ambientale del 16 marzo 2025, riportata nell'ordinanza) “Il quartiere Sanità è stato teatro negli ultimi mesi di una contrapposizione armata tra il clan Tufano e il sodalizio Sequino–Pellecchia. L’omicidio di Durante si inserisce pienamente in tale contesto.”
Parentele incrociate e valore simbolico. Durante Emanuele era parente dei Tufano, in particolare cugino di Emanuele Tufano, e vicino al gruppo criminale rivale dei Pellecchia. “Durante Emanuele era parente alla lontana degli stessi Pellecchia, ma la sua affiliazione al gruppo rivale lo rendeva un bersaglio ideale per una vendetta simbolica.”( si legge nell'ordinanza)
Il giudice scrive che si trattava di "ristabilire la capacità di sopraffazione del clan Sequino nella Sanità", considerata compromessa dopo l’omicidio del loro affiliato Tufano (ordinanza, p. 3-4).
Questi passaggi dimostrano che l’omicidio di Durante fu un’azione pianificata e simbolica, eseguita per “pareggiare i conti” con l’uccisione di un affiliato di spicco (Tufano), in un contesto di lotta per il controllo del territorio.
15 marzo 2025: L'AGGUATO A EMANUELE DURANTE MINUTO PER MINUTO
I fatti. Alle ore 18:18 del 15 marzo 2025, Emanuele Durante viene raggiunto da un colpo di pistola mentre si trova alla guida della sua auto in via Santa Teresa degli Scalzi. Muore poco dopo in ospedale. Le immagini di videosorveglianza e i tracciamenti GPS incastrano i sospettati, seguendone gli spostamenti prima, durante e dopo il delitto.
I tre indagati e il loro ruolo. Alexandr Babaylan, cittadino russo, è ritenuto l’esecutore materiale: avrebbe sparato il colpo mortale. Nato il: 21.11.1999 ad Astrachan, domiciliato a Napoli. È colui che spara il colpo di pistola mortale a Emanuele Durante alle 18:18:32 del 15 marzo 2025, in via Santa Teresa degli Scalzi. Viene riconosciuto da più testimonianze (tra cui la sorella della vittima e altre fonti confidenziali).
Salvatore Pellecchia, detto “Dudu”, considerato il mandante, figura di spicco legata al clan Sequino. Nato il: 29.07.1996 a Napoli. È ritenuto l’anello di comando tra l’ala militare e quella familiare del clan Sequino, attivo nel rione Sanità. Avrebbe ordinato l’eliminazione di Emanuele Durante per vendicare il cugino Tufano Emanuele. Coordinava i movimenti pre-omicidio con gli altri complici e metteva a disposizione mezzi e coperture (motocicli, armi).
Risulta in contatto costante con gli altri indagati e con familiari di rilievo del clan (tra cui il padre, Silvestro, anch'egli detenuto per reati camorristici).
È ripreso in video a bordo dello scooter Honda SH 150 targa EW17533, usato nel pedinamento.
Si rende irreperibile dopo i fatti e risulta già condannato per reati di camorra.
Vincenzo Brandi, identificato come il conducente dello scooter usato per avvicinare la vittima. Nato il: 03.07.1994 a Napoli. Contestazioni principali: Conduce lo scooter Sym Symphony bianco con a bordo Babaylan (il killer). È ripreso da diverse telecamere pubbliche e private nel corso dell’intera azione.
Viene riconosciuto grazie ai tratti fisici (barba, corporatura) Confronti con sue immagini social (TikTok) Svolge anche un ruolo attivo nel pedinamento della vittima (circola a bordo del proprio scooter anche da solo). Dopo l’agguato fugge con Babaylan lungo un percorso già predisposto, tentando di confondere gli investigatori con un cambio di mezzi e abiti. Ha legami familiari e ambientali con elementi del clan Pellecchia, ed è già noto alle forze dell’ordine.
Le prove
Centinaia di frame video mostrano i tre indagati mentre pedinano la vittima. Intercettazioni ambientali e chat WhatsApp dimostrano contatti sospetti e dichiarazioni compromettenti.
Confronti fotografici evidenziano la coincidenza tra vestiti, scooter e armi usati nel delitto e quelli in possesso degli indagati. Alcuni soggetti sono stati riconosciuti anche da testimoni oculari e familiari della vittima.
Reati contestati
Gli indagati sono accusati a vario titolo di: Omicidio aggravato da metodo mafioso e premeditazione
Associazione di tipo mafioso (416 bis) Porto e detenzione illegale di armi da fuoco Ricettazione di veicolo rubato (scooter usato nel delitto)
RICOSTRUZIONE CRONOLOGICA – 15 MARZO 2025
Fase 1: Pedinamento (dalle ore 14:00 alle 18:00 circa) 14:21 – 17:32
I tre indagati Brandi Vincenzo, Pellecchia Salvatore e Babaylan Alexandr effettuano numerosi giri per il quartiere Sanità e zone limitrofe. Sono ripresi a bordo di vari scooter. Le immagini evidenziano un’attività di ricognizione del territorio e pedinamento sistematico.
17:32 – 17:39
Brandi, in sella al suo scooter, costeggia l’auto della vittima (una Smart nera) parcheggiata sotto casa della fidanzata. Riconosce la vittima ed esegue un rapido sopralluogo. Subito dopo torna indietro e va a “recuperare” gli altri due, con i quali si prepara l’esecuzione.
Fase 2: Azione omicidiaria (tra le 18:07 e le 18:18) 18:07 – 18:14
Le telecamere riprendono: Brandi sul Sym Symphony insieme a Babaylan (il killer). Pellecchia che rientra brevemente da solo in zona, forse per liberarsi dello scooter in uso. I tre si ricongiungono nei pressi di via Salita Cinesi. Cambiano scooter: usano un solo veicolo (Sym Symphony) per l’agguato.
18:16:23 – 18:17:30
Lo scooter con a bordo Brandi e Babaylan raggiunge via Santa Teresa degli Scalzi, dove sta transitando la Smart nera guidata da Durante. Le telecamere di esercizi commerciali (bar, tabacchi, centro scommesse) riprendono il passaggio in tempo reale:
I killer affiancano la Smart. Cercano il punto adatto per colpire, rallentano e osservano
18:18:32 – L’omicidio
Il passeggero dello scooter (Babaylan) estrae una pistola e spara un solo colpo verso la Smart, colpendo Durante alla spalla sinistra.
Il proiettile causa emorragia massiva e arresto cardiocircolatorio: la vittima muore circa 40 minuti dopo all’ospedale Pellegrini.
Fase 3: Fuga e dispersione (dalle 18:18:40 in poi) 18:18:45 – 18:20
Subito dopo l’esplosione del colpo, lo scooter con i killer fugge a tutta velocità verso via Stella e poi via Fonseca, dirigendosi a nord.
Cambiano percorso per eludere i controlli, percorrendo vie secondarie. 18:19:30 – 18:30 circa Telecamere di via Eurobet, Ali Hassan Market e via Fonseca riprendono lo stesso scooter in fuga, con targhe alterate e profili coperti da cappucci e sciarpe. Si tenta di confondere gli investigatori con il cambio di mezzi, abiti e direzione.
La ricostruzione è definita "a prova di dubbio" dai magistrati grazie a: Inquadrature chiare e continue del tragitto.Identificazione certa di veicoli e soggetti. Correlazioni temporali tra il passaggio dei killer e il momento dello sparo. La vittima è stata pedinata per oltre 4 ore, colpita in pieno centro cittadino e lasciata morire all’interno della propria auto. Si tratta di un agguato di stampo mafioso, pianificato nei dettagli.
