Marano di Napoli: venticinque anni fa l'assassinio di Gaetano De Rosa

Il ricordo del coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani

marano di napoli venticinque anni fa l assassinio di gaetano de rosa

Educare alla legalità non può significare solo trasmettere norme, ma generare consapevolezza, senso di giustizia e responsabilità...

Marano di Napoli.  

Il coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani presieduto da Romano Pesavento intende commemorare, nel venticinquesimo anniversario, la figura di Gaetano De Rosa, maître d’hotel brutalmente assassinato nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2000, lungo il tragitto per rientrare a casa dopo una giornata di lavoro.

Il suo rifiuto di cedere all’intimidazione e alla violenza armata costò la vita a un uomo perbene, un lavoratore onesto, un cittadino consapevole del proprio diritto alla dignità.

Gaetano De Rosa non fu vittima di un agguato mafioso nel senso tradizionale, ma di una criminalità ordinaria, forse ancora più insidiosa, perché si annida nell’indifferenza, nella povertà educativa, nella normalizzazione del sopruso. È in questo contesto che si è consumata la sua uccisione, che oggi richiama con forza il tema dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva come pilastro imprescindibile della formazione scolastica.

A fronte di una criminalità giovanile in preoccupante espansione, registrata in molte realtà territoriali del Paese, e spesso alimentata da modelli devianti, disagio socio-economico e deficit di senso civico, riteniamo non più rinviabile un intervento sistemico a livello educativo.

Per questo il Coordinamento rivolge un appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché venga potenziata e istituzionalizzata l’educazione alla legalità all’interno dei curricoli scolastici, come strumento concreto per prevenire fenomeni di devianza e costruire nei giovani un’identità fondata sul rispetto della legge, dei diritti umani, della solidarietà.

Educare alla legalità non può significare solo trasmettere norme, ma generare consapevolezza, senso di giustizia e responsabilità. In un tempo in cui il disorientamento valoriale colpisce fasce sempre più giovani della popolazione, la scuola ha il compito di proporre con chiarezza modelli alternativi, fondati sulla cultura democratica, sulla memoria delle vittime innocenti e sul rifiuto di ogni forma di prevaricazione.

Gaetano De Rosa, con il suo gesto istintivo ma limpido, ci lascia un’eredità che va ben oltre l’episodio tragico: ci chiede di scegliere da che parte stare. Ogni classe, ogni aula scolastica, può diventare un laboratorio di cittadinanza attiva se alimentata da strumenti adeguati, da docenti formati, da progetti continui e non episodici.

Il coordinamento, attraverso iniziative didattiche, percorsi di educazione civica e collaborazioni con enti istituzionali, continuerà a promuovere una memoria attiva e partecipata, che traduca il ricordo in azione pedagogica, e la commemorazione in impegno civile. La legalità non può essere delegata all’improvvisazione o alla buona volontà: deve essere un progetto educativo nazionale.

A venticinque anni dalla sua morte, il nome di Gaetano De Rosa non può essere confinato a una targa o a un anniversario. È un monito, una lezione, un appello collettivo a rifiutare l’assuefazione al male e a investire nella formazione culturale delle nuove generazioni.