Dj Godzi morto dopo l’arresto, la famiglia accusa: "Legato e picchiato"

Il 35enne napoletano Michele Noschese deceduto durante un intervento della Guardia Civil

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Secondo i familiari e gli amici presenti, Michele sarebbe stato immobilizzato con mani e piedi e colpito con pugni al volto. Il padre denuncia un pestaggio. Per la polizia spagnola era in stato di alterazione. Le indagini e l’autopsia sono decisive

Napoli.  

La notte tra il 19 e il 20 luglio, in un appartamento di Roca Llisa, a Ibiza, mentre finiva tragicamente la vita di Michele Noschese, in arte dj Godzi, nasceva il giallo dell'estate. Morto per le percosse o per un malore? La Guardia Civil è intervenuta su segnalazione di alcuni vicini per contenere uno stato di agitazione. Al momento del loro arrivo, Michele — secondo quanto raccontato da Raffaele Rocco, coinquilino e amico presente nella casa — si trovava nella stanza da letto del vicino anziano, rannicchiato a terra.

Quando gli agenti sono entrati, sarebbero passati subito all’azione: Michele è stato immobilizzato con manette ai polsi e alle caviglie. Durante la colluttazione avrebbe ricevuto almeno tre pugni in pieno volto mentre gridava di essere lasciato in pace. Poco dopo, si è accasciato sul letto con il volto rivolto alle lenzuola, sulle quali, secondo il testimone, è rimasto visibile del sangue.

Le versioni discordanti

Per la Guardia Civil, Michele era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e avrebbe minacciato un vicino con un coltello. Avrebbe poi perso conoscenza durante le fasi di contenimento. Gli agenti sostengono di aver provato a rianimarlo fino all’arrivo dell’ambulanza, ma i sanitari ne hanno constatato il decesso pochi minuti dopo.

Una versione che gli amici contestano con forza. Nessun coltello sarebbe mai stato trovato in casa e, soprattutto, secondo chi era presente, Michele non avrebbe mai aggredito nessuno. Raffaele Rocco ribadisce che non c'era nessuna festa, nessuna arma e che Michele, pur agitato, non era violento.

L'accusa della famiglia

Il padre, Giuseppe Noschese, ex medico, ha presentato una denuncia per omicidio volontario contro i cinque agenti intervenuti. La ricostruzione della polizia è stata definita “priva di credibilità”. In particolare, la famiglia contesta l’autopsia eseguita lunedì, giudicata frettolosa, e ha incaricato un perito di parte che ha già chiesto una nuova indagine per escludere eventuali lesioni interne.

Il padre ha dichiarato di non cercare vendetta, ma verità, convinto che solo la giustizia possa fare luce su quanto accaduto a un figlio che, riferiscono tutti, godeva di buona salute e non aveva mai avuto problemi di aggressività.

I ricordi e il dolore degli amici

Michele era conosciuto come un ragazzo solare, generoso, innamorato della musica e della vita. Ex calciatore di talento, aveva militato nelle giovanili del Napoli e in Serie C prima di dedicarsi alla carriera di dj. A Ibiza era benvoluto, noto per le sue performance e per il modo in cui coinvolgeva le persone con la sua arte.

Secondo gli amici, la sua morte rappresenta non solo una tragedia personale ma anche un caso inquietante che non può restare senza chiarimenti. Molti si dicono pronti a testimoniare, convinti che Michele sia stato vittima di un uso spropositato della forza da parte della polizia.