Strage operai a Napoli, il precedente dieci anni fa: la storia di Giuseppe

Oggi vive su una sedia a rotelle. L'appello: "Servono controlli e sicurezza"

L'uomo cadde dal sesto piano, lavorava per la stessa ditta

Napoli.  

La storia di Giuseppe, alla luce di quanto accaduto venerdi scorso nel cantiere di via Fontana, fa venire i brividi. Tanto più che una delle tre vittime del 25 aprile scorso, Ciro Pierro, era suo amico e fu anche testimone al processo che vedeva imputata la stessa ditta Pietroluongo. Dagli archivi è infatti spuntato anche un precedente a carico del datore di lavoro del 54enne Vincenzo Del Grosso, di Ciro Pierro di 62 anni e del 67enne Luigi Romano, precipitati giù da venticinque metri d’altezza in via Domenico Fontana.

Al deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli l’avvocata Giovanna Iodice ha raccontato di un episodio analogo avvenuto 10 anni fa in via Iannelli : «Nel 2015 Giuseppe Iaquinangelo, cadde dal sesto piano in via Iannelli mentre lavorava per la stessa impresa. Il titolare fu condannato a sei mesi in primo grado per lesioni colpose, reato poi prescritto in appello, ma la ditta non ha mai risarcito il danno. Il mio assistito oggi vive sulla sedia a rotelle. Se l’ispettorato avesse tenuto sotto controllo la ditta, forse i tre morti di ieri non ci sarebbero stati. Noi lanciamo un appello affinché si tengano i fari accesi su questa vicenda, anche al fine di evitare eventuali fallimenti che potrebbero pregiudicare anche la speranza del mio assistito di vedersi un giorno risarcito».

Padre di quattro figli, Iaquinangelo era regolarmente assunto, oggi percepisce il contributo da parte dell’Inail, quel giorno anche lui stava montando un cestello quando è caduto. Non indossava il casco. Dopo sei mesi di agonia e coma in ospedale non ricordava più nulla. 

La moglie Carmela lancia un appello: "Dobbiamo fare in modo che quello che è successo a noi non accada mai più. Allora avevo 4 figli piccoli, è stata dura andare avanti. Ma per fortuna i miei figli hanno ancora un padre, queste famiglie oggi invece piangono la morte dei loro cari. Conoscevo la famiglia Pierro, siamo vicini di casa, a loro va tutta la mia solidareità" 

Anche questa vicenda ora finisce sul tavolo dei magistrati. La Procura vuole approfondire il versante della manodopera utilizzata in nero sul cantiere, visto che il solo Pierro, è risultato in regola. 

La Procura nominerà un esperto per far luce sulla dinamica dell’incidente e sulle cause che hanno determinato il ribaltamento del cestello sul quale erano saliti i tre operai. Le ipotesi sono un difetto di montaggio o problemi alla struttura di ancoraggio all’edificio. 

Accanto ai corpi senza vita delle vittime sono stati rinvenuti un bullone e un dado che dovranno essere esaminati ai fini della ricostruzione dell’evento. Il cestello poteva trasportare fino a 400 chilogrammi, peso che certamente non era stato superato anche considerando i due rotoli di bitume trasportati al momento della tragedia.