Per la Whirlpool il sito di Napoli non è più sostenibile

In una nota l’azienda afferma che il decreto crisi non basta.

Napoli.  

Una nota che mette in agitazione i 410 lavoratori e lascia presagire il peggio per lo stabilimento di via Argine, quella con sui la Whirlpool ha detto chiaramente che il decreto crisi è insufficiente e il sito napoletano, se non riconvertito, è economicamente insostenibile. Un vero e proprio macigno sulle speranze di chi in questi mesi ha lottato quotidianamente per conservare un presidio non solo di lavoro ma di civiltà e democrazia in una di quelle periferie che oggi hanno perso il loro ruolo sociale, economico e culturale. 

“Il decreto legge sulle crisi aziendali è una misura insufficiente e l'unica soluzione per lo stabilimento Whirlpool di Napoliè avere una nuova missione produttiva”. Sono queste le parole con cui la Whirlpool giudica il decreto-legge 'Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali'. Per l’azienda il decreto rappresenta un intervento "non sufficiente a garantire la profittabilità dello stabilimento di Napolinel lungo periodo e la competitività di Whirlpool nella Regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). I 16,9 milioni di euro previsti dal testo del decreto legge per il biennio 2019-2020 sono calcolati considerando la messa in solidarietà al 60% della quasi totalità dei 5.500 dipendenti di Whirlpool in Italia: questa non è un'opzione in quanto non in linea con il piano industriale 2019-2021. Inoltre, il potenziale beneficio sarebbe distribuito su tutti i siti italiani e non rappresenterebbe un intervento strutturale per il futuro a lungo termine di Napoli, soprattutto se comparato agli sforzi e agli investimenti pari a circa 100 milioni di euro messi in campo dall'Azienda negli ultimi anni". 

L'azienda conclude ricordando di avere "sempre confermato la volontà di voler garantire la continuità industriale dello stabilimento e i massimi livelli occupazionali al fine di dare un futuro sostenibile ai colleghi di Napoli" e ribadendo che "l'unica soluzione percorribile è dare una nuova missione produttiva al sito", pronta a "presentare nel dettaglio la nuova missione industriale per lo stabilimento di Napolie per i suoi 410 dipendenti".