Campania in recessione. Reddito di cittadinanza? impatto nullo

Presentato il nuovo rapporto Svimez alla Camera. Dal sud in 20 anni due milioni di emigrati

Nel 2018 la crescita in Campania pari a zero. Quanto all’occupazione, il divario tra Nord e Sud è risalito: nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%

Napoli.  

“Oggi abbiamo abolito la povertà”. Era il 28 settembre del 2018. Un anno fa, mica un secolo. Il leader del M5S Luigi Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi esultava. Il reddito di cittadinanza, nelle intenzioni del movimento avrebbe avvicinato i disoccupati al mercato del lavoro. E invece, dopo un anno, le cose sono andate diversamente. Non solo non è stata abolita la povertà. Ma quel reddito di cittadinanza (percepito in molti casi da persone che non ne hanno diritto, vedi i 7mila profili già bloccati dalla Guardia di finanza) ha finito per peggiorare il quadro. Lo certifica il nuovo rapporto Svimez.

Quanto all’occupazione, il divario tra Nord e Sud è risalito: nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%. Ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni. Nello specifico: “La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000).

Un ritratto scoraggiante, in cui la Campania è maglia nera, con un dato di crescita nel 2018 pari allo zero.

Il nuovo rapporto Svimez “Il Mezzogiorno nella nuova geografia europea delle disuguaglianze”, è stato presentato alla Camera dal presidente Adriano Giannola e illustrato dal direttore Luca Bianchi. L'unico caso in contro tendenza in Campania è la Apple di San Giovanni a Teduccio. "L'Accademy è un esempio di sfida riuscita". Ma quante Apple Accademy ci vogliono per invertire la tendenza? Ci si chiede davanti ai dati snocciolati alla Camera.

Il numero che anora ci impressiona davanti al quale tutti dovremmo fermarci è il dato che evidenzia quanto sia ancora diffusa l’emigrazione dal Sud: dal 2000 hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni di persone. Metà di queste sono giovani con meno di 34 anni, quasi un quinto laureati. L’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno giudica “utile il Reddito di cittadinanza ma l'impatto sul lavoro è nullo” e sostiene che “la povertà non si combatte solo con un contributo monetario: occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”.

Il Rapporto Svimez lancia poi l’allarme sulla cosiddetta “trappola demografica”. In Italia nel 2018 si è raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, si ricorda, sottolineando che al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno del 2017. La novità, spiega, è “che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”.

Senza un’inversione di tendenza, si legge ancora, “nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”. Uno scenario questo definito “insostenibile”, viste anche le conseguenze economiche: tra meno di cinquant’anni “con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”. Per Svimez “le possibilità di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile”.

Immediato il commento del ministro del Sud, Giuseppe Provenzano:  ”È la radiografia di una frattura profonda, trascurata in decenni di disinvestimento pubblico nel Mezzogiorno che hanno prodotto, con la sofferenza sociale e l’arretramento produttivo nell’area, un indebolimento dell’Italia nello scenario europeo e la rottura dell’equilibrio demografico. Con l’Italia che si è fermata nei primi mesi del 2019, oggi la Svimez conferma quanto temevo poche settimane fa al mio insediamento, l’eredità pesante di un Sud entrato in recessione”. Nella nota si legge ancora: “Ma queste analisi non devono indurre allo scoraggiamento, devono spingere a un impegno ancora maggiore che deve investire l’intero governo, a un’urgenza condivisa - Aggiunge - Perché il Rapporto Svimez non è solo un grido di dolore, va letto per intero, indica politiche di cambiamento possibile e di rilancio dello sviluppo, nell’interesse dell’intero Paese”.

Quanto all’attività del governo continua: “E le analisi Svimez confermano anche che abbiamo messo a fuoco le giuste priorità, già in questi primi atti di governo e nella Legge di Bilancio che ha un corposo capitolo dedicato al Sud: dalla vera attuazione della clausola del 34% all’accelerazione della spesa dei fondi nazionali di coesione, dal sostegno all’industria che innova al rafforzamento della dotazione di servizi nei Comuni del Sud - dice ancora Provenzano - È inutile nasconderlo, nel Piano per il Sud, che è un Piano per l’Italia, ci ispireremo molto alle indicazioni della Svimez. Istruzione, Innovazione, Ambiente, Lavoro sono le priorità emerse in questo Rapporto. In particolare l’occupazione femminile, che ha bisogno non solo di un welfare capace di attivarla ma di un provvedimento shock sui cui sono al lavoro e che condividerò con gli altri ministri. Invertire le previsioni negative si può, si deve, lo dice la stessa Svimez, non possiamo perdere altro tempo. Colmare i divari territoriali è la vera grande priorità dell’Italia, ciò su cui dovremmo concentrare tutte le nostre discussioni e i nostri sforzi”.

Il premier Conte si dice preoccupato dall’emigrazione e dalla crisi demografica: “Il tessuto sociale ed economico del nostro Sud sta soffrendo da diversi lustri, e registro con grande preoccupazione la crisi demografica con un crollo senza precedenti del tasso di natalità e crescente emigrazione verso nord e estero”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla presentazione del Rapporto Svimez, sottolineando che “molto resta da fare per assicurare adeguate prospettive occupazionali”.

Conte, che è il primo presidente del Consiglio a partecipare alla presentazione del Rapporto Svimez, sottolinea che “le disuguaglianze si accrescono. La crisi ha determinato un sentimento di disagio nelle comunità insieme al senso di declino percepito come inesorabile soprattutto dai più giovani, con il diffondersi di sfiducia e rassegnazione che hanno un fondamento oggettivo e razionale”. Quanto alla situazione del Mezzogiorno ha continuato: “Se riparte il Sud riparte l’Italia. Non è uno slogan, ma una affermazione che nasce da una consapevolezza che deve guidare l’azione di governo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla presentazione del Rapporto Svimez, spiegando che “negli ultimi 20 anni la politica ha disinvestito nel sud, con conseguenze per tutto il Paese che ha perso competitività a livello globale”. Da qui l’“impegno del governo a invertire questa tendenza”.