De Magistris e la guerra alle telecamere negli asili

Il ministro Salvini: a sinistra devono sempre dire che è #colpadiSalvini

Per il sindaco è un provvedimento che "continua ad alimentare la visione repressiva e coercitiva dello Stato come unica via per risolvere questioni complesse"

Napoli.  

La nuova battaglia del sindaco di Napoli è partita ieri con una lettera al Presidente dell'Anci. Nella missiva De Magistris ha espresso la propria assoluta contrarietà e dell’Amministrazione tutta nei confronti dell’emendamento al decreto “sblocca cantieri” che intende finanziare la norma che introduce videosorveglianza nelle aule degli asili nido, scuole d’infanzia e strutture socio-assistenziali.

“Un provvedimento, che in linea con i Decreti sicurezza, continua ad alimentare la visione repressiva e coercitiva dello Stato come unica via per risolvere questioni complesse che non si vogliono affrontare se non in modo demagogico. “ scrive il primo cittadino.  ”I casi di violenza sui bambini – ha sottolineato il sindaco – vanno di certo prevenuti e combattuti, ma si prevengono con un’adeguata e accurata selezione del personale e una continua e sistematica formazione degli insegnanti stessi, un investimento serio continuo e duraturo sugli ambienti di cura e apprendimento. Le telecamere negli asili e nelle scuole d’infanzia sono invece un segnale gravissimo di sfiducia nei confronti del personale della scuola, che viene criminalizzato in modo generico e indistinto, un grave vulnus al patto fiduciario (e costituzionale) che lega scuola e famiglia e su cui si regge l’intero sistema dell’istruzione e formazione, un errore politico, culturale e pedagogico, le cui conseguenze sulla cultura intera del Paese non possono essere trascurate.”

“Bisogna rompere la deriva negativa  che spinge a spacciare per sicurezza la limitazione delle libertà costituzionali - conclude de Magistris, invitando il Presidente de Caro a farsi interprete dell’opposizione alla norma."L’esito di un tale politica, infatti, non sono comunità più sicure, ma comunità meno democratiche.”

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha risposto questa mattina dalla sua pagina social. "Capisco che a sinistra devono sempre dire che è #colpadiSalvini, ma come si fa ad essere contro le telecamere negli asili e nelle case di riposo??? - chiede il titolare del Viminale che aggiunge - Roba da matti..." 

La questione non è da poco. E non può essere liquidata come l'ennesima sortita mediatica funzionale ad alzare il livello dello scontro politico. Piazzare web cam negli asili pubblici e nelle case di cura per anziani risponde ad una precisa esigenza sociale che non è solo quella di tutelare l'integrità dei piccoli e degli anziani, cioè di fasce sociali più deboli ma diciamocelo, risponde soprattutto alla mania di controllo dei genitori. Negli asili nido e nelle cliniche private a cinque stelle il sistema di videosorveglianza da casa esiste già da tempo. Provate a toglierlo alla mamma che dall'ufficio può collegarsi in qualsiasi momento con la sala giochi o la mensa dell'asilo e verificare se il piccolo ha mangiato, ha fatto la pupù o ha litigato con il compagno di banco. Provate a togliere la web cam alla nonna che magari vive a migliaia di chilometri e con una semplice password può entrare nell'asilo e vedere il nipotino quando vuole.

Per il pedagogista ortodosso tutto questo è insano. Mettere i figli in una casa di vetro in fondo  lo è sempre. Ma per un Ministro dell'Interno che ha dimostrato di saper puntare sulle insicurezze sociali, installare telecamere negli asili è una priorità. 

C'è poi l'aspetto legale. L'ultimo caso si è registrato proprio in Campania. A Solofra, in provincia di Avellino. I video sequestrati dai carabinieri che proverebbero la colpevolezza degli insegnanti - accusati di maltrattamento e in un caso anche di molestie sessuali - sono, allo stato, le uniche prove. Ora si apre una battaglia legale proprio su quelle immagini, fissate in alcuni frame e prive di audio, dalle quali si dovrebbe evincere la colpevolezza dei docenti indagati. Ci sarà un dibattimento, un processo, e forse tra qualche anno avremo una sentenza. Ma a quei docenti nel frattempo è già stato fatto un processo sommario del popolo del web che li ha condannati senza appello, e non solo sui social.