De Magistris: Napoli è una polveriera sociale

Il sindaco preoccupato dalla situazione della città e dalla mancanza di interventi

de magistris napoli e una polveriera sociale
Napoli.  

Non si placano i toni di quello che orami non è più uno scontro istituzioanle ma una vera e propria guerra personale tra il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e il presidente della Giunta Regionale della Campania, Vincenzo De Luca. 

"Condivido le parole del presidente della Repubblica - ha detto de Magistris - In un passaggio ha detto che unità non significa che non ci siano posizioni divergenti o critiche, purché l'unità nazionale, l'obiettivo sia comune. Tra me e il presidente della Regione Campania non c’è una diatriba, io ho sempre espresso un pensiero libero e credo sia stato anche utile, perché finalmente stanno venendo fuori alcune cose gravi nella nostra regione. Dall'altra parte c’è l'insulto, non solo nei miei confronti, ma nei confronti del Governo, di Saviano, di tanta gente. Nonostante l'insulto, io la penso come il Presidente della Repubblica. Bisogna porgere l'altra guancia e chiedere di incontrarsi, che non significa però non dire la verità. Se c’è qualcosa che non va un sindaco lo deve dire".

Il sindaco ha ache sottolineato che a Napoli "la situazione dal punto di vista sanitario è molto grave da un mese, un mese e mezzo. Gli ospedali sono sotto pressione, ambulanze, ossigeno, tamponi, il numero di medici e infermieri, l'organizzazione della medicina territoriale, siamo un pò all'autogoverno della pandemia. Non si ha più il tracciamento. La situazione è grave e ci si è organizzati molto male dopo il lockdown. Sono molto preoccupato anche della situazione sociale ed economica, che viene molto sottovalutata dal Governo. Napoli può essere una polveriera, o si comprende questo dato oppure si rischia verso giornate difficilissime sul piano sociale ed economico. Può accadere - ha spiegato - non solo a Napoli. Napoli in genere è un po’ un termometro, ha sempre anticipato alcune cose. Noi abbiamo fatto delle proposte al governo: una potrebbe essere immediata, ovvero immettere liquidità nelle casse dei comuni e responsabilizzare i sindaci a portare questi soldi nelle tasche degli italiani, di chi è rimasto senza reddito e senza cassa integrazione perché vive di economia informale, non serve a nulla il blocco dei licenziamenti a chi vive di lavori di giornata. La pandemia sociale ed economica porta anche al contagio criminale, è un tema per tutta l'Italia. La criminalità organizzata è rapida, non ha burocrazia, conosce il territorio, sa dove andare e ha necessità di acquisire il consenso sociale. Vanno dalle persone con l'usura, da attività ed esercizi per aiutarli e poi acquisirne la titolarità. Questo non si vede ma sta già avvenendo dalla primavera di quest'anno. È stato molto sottovalutato e credo che se non si è rapidi ad intervenire la mafia apparirà come il diavolo che si traveste da persona che si vuole aiutare. Il Paese non si può consentire in questo momento di fare passi indietro nella lotta alla criminalità organizzata”.