“Il vero successo è passare da un fallimento all’altro senza perdere entusiasmo”. Una delle massime più note di Winston Churchill ci è utile per introdurre un discorso, o meglio un tema: la risalita dopo una caduta rovinosa. Frank Anguissa, da quando nell’estate del 2020 ha iniziato ad indossare la maglia azzurra, ne aveva vissuti tanti di momenti esaltanti, ma non si era mai confrontato con una stagione complicata. Dopo la vittoria dello scudetto, nella seconda e magica stagione di Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli, si era perso. Aveva perso. Motivazioni, voglia, fame. Si era ritrovato pure lui in un grande frullatore, finendo per essere triturato psicologicamente dalle difficoltà dell’annata post scudetto, quella dei tre allenatori e di un fallimentare decimo posto.
Lo scorso anno Frank Anguissa è stato, in relazione alle aspettative ed al valore del mediano nato a Yaoundé il 16 novembre del 1995, il peggior centrocampista del nostro campionato. Errori, svagatezza, un’organizzazione tattica senza equilibri che penalizzava l’intera squadra: nel disastro collettivo, quasi impossibile emergere per i singoli. Al punto che, e ci aveva riflettuto molto, Anguissa medita l’addio, anche se a Napoli ed al Napoli era molto legato. Ripartire, per trovare nuove sfide da affrontare, per ritrovarsi.
Il destino, però, gioca a dadi con le nostre vite. C’è un nome nuove che avrebbe cambiato la storia e riscritto quella che sembrava una trama già consolidata. Sulla panchina del Napoli arriva Antonio Conte, che nei primi colloqui con Aurelio De Laurentiis inserisce il nome di Anguissa nella lista di quelli che non erano assolutamente da cedere. Il resto della storia, è di grande attualità di questi giorni, col quinto gol segnato in campionato ed un’altra prestazione super contro la Juventus. In questo momento non ci sono dubbi su quale sia il centrocampista più incisivo dell’intero campionato, per l’apporto nelle due fasi del gioco e per la fisicità che è spesso un fattore determinante. Il ‘fallimento’ dello scorso anno è ormai alle spalle.