Amarezza, tanta amarezza. Oltre le parole, le dichiarazioni di facciata, il ‘non posso rimproverare nulla ai miei ragazzi’, il pareggio con l’Udinese è un boccone difficile da buttar giù. Il campo ha detto alcune cose, i protagonisti nel dopo gara ne hanno dette altre, tutte molto significative e interessanti da analizzare. In primis, il campo: i friulani hanno giocato una grande gara, messo in campo una fisicità che ha creato diverse difficoltà alla squadra azzurra, incapace di trovare correttive ed energie dalla panchina.
Ecco, la panchina. Questo è un tema interessante, per quelli che sono entrati in campo e pure per quelli rimasti a guardare. Ngonge e Raspadori sono stati completamente anonimi, a tratti indolenti, completamente avulsi dalla manovra e lontani da quel tipo di approccio richiesto da Conte. Il povero Okafor s’è ritrovato a scendere in campo, senza avere una condizione adeguata, per una manciata di minuti della disperazione. Rimasto a guardare, desolato, Billing che sperava di fare il suo ingresso con un Anguissa apparso in grossa difficoltà. Mosse che spingono, inevitabilmente, a fare riflessioni sulle scelte di mercato fatte e sulla ostinazione a trattenere calciatori che non hanno fatto breccia nel cuore del tecnico.
Infine, Antonio Conte. Che ha provato a spegnere le polemiche, ma è stato anche molto criptico nelle parole di analisi al match: “L’obiettivo del club era rientrare in Europa, anche la Conference League è Europa”. Un passo indietro rispetto alle parole pronunciate il 28 dicembre scorso: “Piazzamento Champions? Non firmo per obiettivi minimi” dichiarò il tecnico, fissando dunque nella qualificazione in Champions l’obiettivo minimo del club. Un passo indietro di Conte? Non proprio. Solo la volontà di riportare la piazza alla realtà, chiarendo come lo scudetto non era nemmeno preventivabile in estate e che, un pareggio in casa non può essere vissuto come un dramma dalla piazza. Bisogna restare calmi e togliersi un pochino di pressione da dosso. Perchè da primo ‘tutti provano a buttarti giù’.