Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

Siamo incazzati, vero. Ma attenzione a chi ci liscia il pelo

A proposito anche di ciò che successo negli Stati Uniti

siamo incazzati vero ma attenzione a chi ci liscia il pelo

Tutti o quasi ad indignarsi, tutti o quasi a condannare, con una nettezza via via sfumata, fino ad annullarsi in qualche caso, lungo la scala dell'appartenenza. Era normale che accadesse di fronte alle scene dell'assalto al Congresso americano che hanno invaso le case di tutto il mondo, alimentando un'ondata di stupore e di incredulità, perchè nessuno immaginava che tutto ciò potesse capitare in un Paese che, pur tra mille contraddizioni, è da sempre il punto di riferimento per chi ha a cuore la democrazia.

Eppure, quell'assalto eversivo dei 'supporter' che il presidente sconfitto Donald Trump aveva convocato a Washinghton, poteva in qualche modo essere previsto, e non in relazione all'assenza di misure di sicurezza. La violenza che si è sprigionata nelle facce di quel crogiuolo di intolleranza ai risultati di un voto liberamente espresso, rappresenta lo sbocco di un fenomeno incubato da anni e anni. Quei personaggi improponibili e variegati che hanno fatto irruzione nel Campidoglio Usa sono il risultato di una propaganda che ha intossicato le menti ed i cuori di milioni e milioni di cittadini, e non solo negli Stati Uniti.

L'Italia ne è una dimostrazione, come palcoscenico sul quale è stato messo in scena, e continua ad essere trasmesso senza soluzione di continuità, uno spettacolo che ha addirittura anticipato, in forme meno gravi, quello al di là dell'Oceano. O davvero pensate che ci siano differenze nel fomentare le piazze, nell'istigare all'odio, nell'indicare continuamente un nemico, meglio se di colore, nell'agitare complotti di ogni tipo per mantenere la temperatura sempre alta ed asciugare quotidianamente la bava alla bocca di un'ampia fetta dell'opinione pubblica allenata a pretendere sempre il sangue?

Ce le siamo già scordate certe manifestazioni che non avremmo dovuto registrare con un sorriso di compiacenza ma con un profondo disgusto ed una buona dose di preoccupazione, certe marce e parole d'ordine lanciate attraverso le tv nel tentativo di conquistare consensi, la criminalizzazione dell'avversario e più in generale della classe politica che certo non aveva dato il meglio di sé?

Sono ancora lì, non sono mica sparite, fanno parte di un repertorio che è che la cornice di uno schema diventato un must: il popolo contro le cosiddette èlite. Il primo, innocente a prescindere e dunque legittimato a gridare, a sparare cazzate e a chiedere la gogna pubblica e una qualsiasi testa da tagliare, incarnato dalla destra, ora a maggioranza sovranista; le altre, colpevoli a prescindere, attribuite alla sinistra con una matrice internazionalista.

Una semplificazione infondata, non fosse altro per la trasversalità del germe del populismo, quello che offre soluzioni facili alla complessità, che ha contagiato ed infettato, purtroppo, anche formazioni che avrebbero dovuto avere gli anticorpi necessari a fronteggiarlo e a respingerlo.

Lisciare il pelo alle posizioni più inaccettabili, giustificare con il malcontento, che esiste ed è notevolmente diffuso, determinati comportamenti, accettare, per non diventare impopolari, ogni forzatura sul piano delle garanzie, è un modus operandi che non può appartenere al mondo riformista e progressista, rimasto incagliato nella contrapposizione artificiale tra buoni e cattivi, e per questo spinto ad adottare decisioni incompatibili con le coordinate che dovrebbe seguire: la difesa dello Stato di diritto e dei diritti delle persone. Le uniche stelle polari, quelle che indicano concretezza e rispetto delle leggi, e non indulgono ad un giustizialismo penoso che, a cascata, si riflette su tutti i settori e sulle nostre vite.

Siamo tutti più o meno incazzati per mille problemi, attendiamo risposte che tardano ad arrivare o non lo fanno, ma l'alternativa non può essere una deriva autoritaria.