Prostitute bambine, giocano a nascondino e poi...

Ridono e scherzano in pineta. Poi salgono sulle auto dei clienti. Accade in Litoranea

Scena di ordinaria vergogna. Sotto gli occhi di tutti. C'è chi fa finta di non vedere. E chi cerca proprio quello...

di Luciano Trapanese

Giocano a nascondino tra gli alberi della pineta. Sono ragazzine. Ridono, corrono, urlano. Proprio come tante coetanee. Poi le guardate bene. A cominciare dall'abbigliamento: pezzi di stoffa che non coprono nulla. Ed è inevitabile farsi delle domande.

Le risposte arrivano poco dopo. Quelle stesse ragazzine risalgono la pineta, raggiungono il ciglio della strada. E la strada la conoscete, è la Litoranea. Sono lì anche nel pomeriggio, sotto il sole a picco e l'asfalto che ribolle.

Non giocano più. Non ridono. Neppure parlano. Aspettano i clienti.

Una scena che ci hanno raccontato in tanti. E che forse anche voi avete visto. Si ripete ogni giorno. E fotografa il loro dramma e la nostra vergogna.

Ragazzine prostitute. Tutte nigeriane. Arrivate sui barconi, senza documenti. Alla polizia hanno raccontato di essere maggiorenni. Anche contro l'evidenza. Subito dopo le mamam sono passate nei centri di accoglienza e le hanno portate via. “Liberarle” da un istituto per minori non sarebbe stato così semplice.

Sono state prelevate dai mercanti di schiave nei villaggi nigeriani, comprate per poche decine di euro. Trasportate in Italia, violentate, picchiate e avviate alla prostituzione. Sotto gli occhi di tutti. Le istituzioni sono impotenti. Noi facciamo finta di non vedere.

Ma c'è chi vede, fin troppo bene. E ne approfitta.

Quelle bambine sono lì per loro. Nostri connazionali. Premurosi padri di famiglia, che non si fanno alcun problema a pretendere piacere da ragazzine minorenni, forse più piccole delle loro figlie o nipoti.

Ed è proprio per loro, solo per loro, che questo traffico va avanti. E magari sono gli stessi che sparerebbero sui barconi, che si lamentano dell'invasione africana. Che dicono ovunque: «Questi devono tornare a casa loro».

La prossima volta che notate quelle ragazzine giocare a nascondino, fermatevi per qualche minuto. Il tempo necessario per vedere anche l'italiano che le fa salire in macchina.

Non fate finta di non vedere. E' l'altra faccia dell'immigrazione. C'è chi arriva in Europa carico di speranza. E chi viene deportato per dare piacere agli occidentali. Anche se si tratta di bambine.