Ragazze morte: il vagito di un neonato nel giorno del dolore

E' nato il figlio di una delle migranti sbarcate a Salerno il 5 novembre scorso

Oggi i funerali delle 26 giovani migranti sbarcate cadavere in città

Salerno.  

Proprio il giorno del dolore, quello dei funerali delle 26 giovani migranti morte è anche un giorno di speranza. E' nato oggi il primo maschietto, figlio di una delle donne sbarcate insieme ai cadaveri il 5 novembre scorso nel porto di Salerno.

Vita e morte si sono incontrate, in quel mare che l'esistenza ha strappato e un nuovo futuro ha assicurato a chi è sopravvissuto. Un vento freddo ha reso terso il cielo sopra il piazzale degli uomini illustri del cimitero di Salerno. Schierate ai due lati dell'altare due lunghe file di bare.

Su ognuna un numero e una targa con impresso sopra, color oro su nero, “Sbarco Salerno del 5.11.2017”. Solo due delle giovanissime ragazze nigeriane morte hanno sulla propria bara il loro nome. Solo loro due hanno, tra la moltitudine delle persone presenti, un familiare.

Ci sono il marito di Marian Shaka e il fratello di Osaro Osato, entrambe incinta, ad assistere al momento di preghiera organizzato dalla città per ricordare questa tragedia. Un pubblico sconosciuto che non versa lacrime per loro. Ci sono i gonfaloni dei comuni, 13 e tutti salernitani, che ospiteranno parte delle ragazze morte nei propri cimiteri. Ci sono le autorità, defilate per rispettare questo momento.

Ci sono i ragazzi delle scuole salernitane, 26 studenti dell'istituto Focaccia e una rappresentanza dell'Unione degli Studenti. Proprio i ragazzi hanno posato una rosa bianca sui feretri. Due rose su quello delle due giovani donne incinta. Poco prima della cerimonia è arrivato l'Imam di Battipaglia Abderrhmane Es Sbaa.

“Dobbiamo avere cura dei vivi – ha detto – in modo che non succedano queste cose. Dobbiamo essere forti e uniti. Cambiano i nomi ma Dio è sempre Dio”. Lo ha seguito dal pulpito monsignor Moretti, Arcivescovo di Salerno. “Vogliamo che questa sia una storia di salvezza – ha detto Moretti -. Siamo qui per salutare queste ragazze che hanno perso la vita mentre ne cercavano una migliore.

Noi non conosciamo queste ragazze. Anche se non hanno un nome sono nostre sorelle. Vogliamo farci carico di tutte queste sofferenze, sapendo che non possiamo camminare da soli. Non è una corsa a chi arriva primo . Ha continuato Moretti -, dobbiamo farci carico dell'altro per arrivare tutti”. Gli ha fatto eco l'Imam in una celebrazione che è diventata, proprio grazie al sacrificio di queste giovani nigeriane, un momento di unione, di accoglienza.

“Nel nome di Dio, che abbia misericordia delle loro anime” ha proseguito l'Imam. Una cerimonia sobria. Non hanno voluto parlare il governatore della Campania Vincenzo De Luca, presente in prima fila, e il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, schierato alla sua destra.

“Rispettiamo che sia una cerimonia religiosa, evitiamo che si possa strumentalizzare in alcun modo una giornata di dolore come questa” hanno fatto sapere. A ribadirlo è stato anche il prefetto Salvatore Malfi, che ha però precisato: “Queste 26 ragazze e i loro due bambini appartengono a tutti noi. Sono le nostre sorelle e sono con noi.

Abbiamo scelto una cerimonia semplice e che non vi prendesse parte nessuno che non fosse di questo territorio che sta piangendo oggi 26 giovani vite.

Oggi però è nato anche il primo bambino di questo ultimo sbarco, un maschietto”. Vita e morte che si incontrano nel silenzio. Finito il clamore, spente le telecamere, chiusi i microfoni, andata via la folla, in molti si sono avvicinati per toccare e baciare i feretri che poi si sono riempiti di fiori.

Signore anziane, curiosi che passavano lì per caso. Poi sono arrivate le macchine del servizio cimiteriale a portare via le bare per la tumulazione, in una solitudine irreale. La realtà cruda della scomparsa che ha spinto via di peso la speranza.  

Sara Botte