Polemiche Gay Pride, ditelo che detestate gli omosessuali

Lega e non solo contro la manifestazione. Comune sotto accusa per il contributo da 2.500 euro...

Le ragioni sono altre, soprattutto per i leghisti: quel corteo «è una violenza psicologica e offende chi non ama certe esternazioni pubbliche».

di Luciano Trapanese

Possibile che tra i tanti critici del gay pride salernitano nessuno si assuma la responsabilità di dire davvero quello che pensa? Così, senza ipocrisie: un bel no grazie, siamo contro l'omosessualità. Perché i gay – e non la sfilata in sé - sono in palese contrapposizione con i valori della famiglia tradizionale. Perché vederli sfilare è un pugno in faccia ai nostri valori. Perché sarebbe meglio rieducarli, come capita altrove. E no, non si può. Sembra politicamente scorretto anche a chi non vuole gli arcobaleni in piazza.

E quindi la questione diventa solo economica. I soldi pubblici elargiti dal comune agli organizzatori per la manifestazione. «Soldi vostri», sintetizza La Lega. Gli fa eco – ribadendo lo stesso concetto – anche Raffaele Adinolfi, del Popolo della Famiglia.

Più sottile il presidente della Commissione trasparenza del comune di Salerno, Antonio Cammarota. E' preoccupato per la sensibilità dei salernitani (ma qualcuno li ha interpellati?), e quindi, se proprio volete fare questo «corteo divisivo», non lo fate a Lungomare Trieste, «imponendolo alla città», ma a Parco Pinocchio o a Parco Mercatello. Come se lì, nei luoghi citati – e proposti anche da Adinolfi -, non ci fossero salernitani.

Certo, tutti dicono «nulla contro i gay e nulla contro il diritto a manifestare», ma fatelo in un luogo “appartato”, accusando poi il comune - ribadiamo - per quel “maxi contributo” da 2mila e 500 euro.

«I soldi pubblici – ribadisce la Lega, in una nota firmata da Mariano Falcone, Giuseppe Zitarosa e Cristian Santoro - devono essere utilizzati per dare servizi ai cittadini e per le famiglie, così rivendichiamo quelli che sono diritti naturali e fondamentali».

Ognuno può pensarla come crede, ma qui, davvero, parliamo di un contributo minimo. Non crediamo che le centinaia di famiglie della città in pieno disagio economico possano alleviare la loro condizione con quei soldi.

Certo i leghisti salernitani – in un comunicato – poi ribadiscono il loro no alle unioni civili, alle adozioni da parte di genitori gay, a qualsiasi teoria gender. Aggiungendo: «Non siamo contrari al diritto di manifestare», ma «siamo contrari – e ci risiamo – all'utilizzo di soldi pubblici e alle sfilate carnevalesche con espliciti richiami sessuali». La Lega conclude affermando che questi cortei «offendono la morale e il buon gusto oltre a essere una violenza psicologica e antidemocratica nei confronti di chi non ama certi tipi di esternazioni pubbliche».

Viene da chiedersi, ma cosa faranno mai al Gay Pride?

Le vere motivazioni della Lega vengono fuori solo alla fine della nota (altro che soldi). Se i gay in piazza sono «violenza psicologica», evidentemente l'avversione verso l'omosessualità è viscerale. Allora ditelo e si evita di discettare sul presunto abuso di pubblico denaro.

A dire il vero sono molto meno estreme le posizioni di Cammarota e Adinolfi, più in linea con una polemica politica contro l'amministrazione.

Cammarota parla di «manifestazione divisiva». Ma nel senso che divide la città e i salernitani. Beh, come tante iniziative, politiche o culturali. Non si possono certo fare solo cortei dove tutti, ma proprio tutti, la pensano allo stesso modo. In realtà, comunque, se si vuole proprio parlare di «divisione», il Gay Pride è notoriamente non condiviso proprio dalla stessa comunità omosessuale. C'è chi pensa che il vero orgoglio gay non sia quello dell'ostentazione, ma del vivere la propria sessualità senza avere il bisogno di comunicarlo a nessuno. Proprio come fanno gli eterosessuali.

Ma questo è un altro discorso.

L'evento è previsto il 25 e il 26 maggio. E siamo certi: questo è solo l'inizio delle polemiche di chi «non è contro i gay, ma stessero a casa loro».