La spiaggia non c'è più! La soluzione è peggiore del male

Erosione della costa. Parte il ripascimento a Salerno. Tanti soldi, forse sprecati. E non solo...

Per gli esperti non serve a nulla aggiungere sabbia dove è sparita. Per difendere le nostre coste serve un'azione complessiva, a partire dal disinquinamento e dal ripristino di luoghi deturpati dal cemento.

di Luciano Trapanese

«Era una spiaggia così grande, ora non c'è spazio per mettere un ombrellone». Lo avete detto tutti, magari osservando il luogo dei vostri bagni da bambino. L'erosione ha divorato chilometri di costa balneabile, e non solo in Campania. Ora, dopo anni di dispute, polemiche, proteste, parte la “soluzione”. Riguarda per ora lidi della zona orientale di Salerno. Ma il “grande progetto” dovrebbe interessare 40 chilometri di litorale, fino ad Agropoli. Tutto bene, direte. Forse no. Gli esperti sostengono che lo sforzo più che inutile è dannoso. E si rivelerà solo l'ennesimo enorme spreco di soldi. Non proprio briciole: settanta milioni di euro.

Per l'assessore all'urbanistica del comune di Salerno, Mimmo De Maio «i lavori risolvono il problema dell'erosione o offrono l'opportunità per un rilancio turistico della città». Eppure la tecnica del “ripascimento” altrove non ha dato grandi risultati: qualche mareggiata e tutto è ritornato come prima. Ma non solo. C'è un comune, quello di Capaccio Paestum – e pure dovrebbe essere molto interessato -, che ha detto «no, grazie». L'amministrazione ha espresso il suo totale dissenso nei confronti del maxi progetto della Provincia. Un dissenso motivato. E' stato infatti chiesto un parere al professor Franco Ortolani, ordinario di geologia dal 1980 al 2013 presso la Federico II di Napoli. Il docente ha evidenziato solo le criticità.

Il direttore del dipartimento di Scienze della Terra all'università di Chieti, Francesco Stoppa, è stato ancora più categorico sull'efficacia dei ripascimenti, in Campania come altrove: «Sono solo una macchina di soldi e di voti, che butta in mare finanziamenti pubblici, europei e regionali per opere monche e dannose. Si continua senza una base scientifica, senza un piano integrato per la gestione della costa e senza nessuno che guardi a una soluzione definitiva».

Ma cos'è il ripascimento? Si immettono volumi di sabbia con le stesse caratteristiche di quella presente sul sito interessato. E quindi: stesso colore, granulometria, tipologia del materiale. Si tratta – come è evidente – di un'azione molto delicata. Deve rispettare norme molto severe di attuazione.

E sul punto la comunità scientifica è preoccupata. Per tanti motivi, uno in particolare: i sedimenti usati potrebbero contenere inquinanti. Per tutti poi si tratta solo di un palliativo di durata molto breve.

Gli ambientalisti (Legambiente e Wwf), sono decisamente contro la soluzione. Il problema erosione meriterebbe una risposta molto più articolata. Che parta – sostiene Legambiente – dalla mancata depurazione delle acque, dello stato del sistema dunale, della biodiversità della fascia pineta...»

Cosa fare allora? Per gli esperti «la risposta viene dal mare. Basta osservarlo, vedere come sposta la sabbia, capire che è un organismo vivo e in perpetuo movimento. E che deve essere rispettato. Tutti questi interventi suonano come una dichiarazione di guerra al mare. Una guerra che saremmo destinati a perdere».

Comunque sia, il ripascimento e la costruzione di barriere artificiali, possono rappresentare nel migliore dei casi una risposta a breve termine. Oltretutto queste opere rischiano di deturpare il paesaggio e spostare e amplificare il problema dell'erosione alle coste vicine.

La Sardegna è all'avanguardia in Italia e in Europa per la lotta contro l'erosione. E lì si applica una «difesa dolce delle coste», che prevede soprattutto il ripristino dei luoghi naturali, la rimozione di opere che possono incidere sul fenomeno, la limitazione degli accessi in spiaggia, delle costruzioni in prossimità delle coste, e anche dei parcheggi. Solo in alcuni casi si ricorre al ripascimento, ma parziale e accompagnato da tutta un'altra serie di provvedimenti.

Non si dovrebbe dimenticare che l'erosione è solo in parte dovuta a cause naturali, climatiche o ambientali. Il resto lo ha fatto l'uomo, con le sue attività: agricoltura, eliminazione di boschi, foreste, pinete, opere edili e infrastrutturali. E – bisogna ricordarlo – siamo anche in parte responsabili del cambiamento climatico, che provoca l'innalzamento dei mari e rappresenta un'altra preoccupante causa dell'erosione costiera.